Dal 4 al 9 febbraio io e altri studenti del Liceo Linguistico di Cossato, ci siamo recati a Crest, nella regione Auvergne Rhône-Alpes, nel sud della Francia, per partecipare ad uno scambio con gli studenti del locale Liceo “Lycée Polyvalent FJ Armorin. A prendere parte al progetto siamo stati in tutto 25 studenti di varie classi.

Nel momento della partenza eravamo estremamente emozionati, tutti ci domandavamo come sarebbe trascorsa la settimana; c’era la curiosità di ognuno di conoscere, finalmente, il proprio corrispondente, la sua famiglia e la casa, eravamo impazienti di intraprendere questa nuova avventura, ma dentro c’erano anche altri sentimenti. C’era il timore di passare una settimana lontano dalla propria casa, dalla propria famiglia, distante da quello che è la nostra normalità. Sentivamo, insomma, anche se in lontananza, un’ombra di timore per quello che avremmo potuto trovare lì, fuori dalla nostra comfort zone. Dei francesi si dicono molte cose, alcune non così “gentili”, e noi le avevamo sentite tutte.

Il primo impatto è sembrato confermare i nostri timori; scuola nuova, enorme, con orario otto – diciotto (!!), spostamenti ad ogni ora, persone sconosciute. A fine giornata eravamo sfiniti e aspettavamo solo il momento di tornare a casa pensando che la settimana di preannunciava durissima.

E invece… Non so spiegare bene cosa sia successo. Forse ci siamo abituati, forse il primo spavento era semplicemente esagerato, forse siamo un po’ orsi come tutti i biellesi. Ci siamo pian piano rilassati, abbiamo iniziato a parlare di più con i nostri compagni francesi, i nostri corrispondenti e le loro famiglie sono stati davvero carini e attenti a metterci a nostro agio.

È strano. In poche ore quelle cose che il primo giorno erano apparse strane e pesanti non ci creavano più ansia, ma erano diventate una novità interessante da esplorare. La curiosità per le persone e per le cose ha preso il sopravvento. Da quel punto in poi la settimana è stata un crescendo di emozioni positive e di cose nuove ed interessanti da scoprire; le preoccupazioni iniziali a questo punto erano solo fatti abbandonati nel passato. Ormai ogni giorno che passava speravamo che quella settimana passasse il più lentamente possibile. Qualcuno di noi (io) ha confessato di essersi pentito di aver “sprecato” il primo giorno a preoccuparsi!

Una settimana può essere sufficiente a far nascere un’amicizia? Prima di partire avrei risposto: “Probabilmente no”. Adesso io, e con me molti dei miei compagni, dobbiamo rispondere: “Sì!”.                   Per questo al momento dell’addio ci sono state lacrime, non poche, abbracci, sorrisi, commozione, emozioni…

Se non ne abbiamo versate anche di più è perché sappiamo che ad aprile saranno loro a venirci a trovare e perché esistono i social. Per il momento ci sentiamo spesso e, con messaggi e telefonate ci teniamo aggiornati e prepariamo il momento in cui ci rivedremo qui in Italia.

Il nostro ringraziamento a chi, con il suo lavoro, ha reso possibile questa settimana.

Sofia S.