Come non ci si può innamorare della montagna quando si cammina in mezzo alle montagne del Parco Nazionale del Gran Paradiso, contemplando vette e ghiacciai, specchiandosi in laghetti dall’acqua cristallina, incontrando tante marmotte e camosci da dover smettere di contarli e, soprattutto, quanto tutto questo accade mentre si è in compagnia di un bel gruppo di amici?

Come si fa a non capire quanto importante sia conservare questi ambienti meravigliosi i cui ghiacciai, con la loro “potente fragilità”, sono un simbolo delle sfide che ci pone un futuro sostenibile?

A partire da queste domande, con la convinzione che un contatto diretto con la bellezza fosse il miglior stimolo per incentivare i giovani a proteggerla, è partito il nuovo progetto “Salire per Capire”, che si è aggiunto a quelli proposti per avvicinare gli studenti del Liceo di Cossato alla montagna. A farsene promotrice è stata, ancora una volta, la prof. Pettinati, che è tra l’altro membro del Consiglio Direttivo del CAI di Biella.

Proprio il CAI si era fatto promotore di un progetto di turismo sostenibile che proponeva alle scuole di coinvolgere i propri studenti in un’esperienza di turismo sostenibile presso un rifugio dello stesso CAI.

Il Liceo di Cossato ha partecipato e ha ottenuto il finanziamento che ha permesso a 32 ragazzi di quarta e quinta di passare due giorni nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, salendo al rifugio Vittorio Sella, dove hanno poi pernottato e incontrato per un confronto una guardia del Parco e alcuni rappresentanti del CAI.

Un’esperienza in cui però il contatto diretto con la montagna è stato più significativo di qualsiasi discorso.

Tutto ha funzionato, anche grazie all’appoggio dell’associazione che non si è limitata a finanziare il progetto, ma è stata presente ai due giorni, oltre che con la prof.ssa Pettinati, con tre suoi soci, Eugenio Zamperone, Manuela Piana e Gabriele Blotto che, con il loro esempio e con alcune spiegazioni, hanno aiutato i partecipanti a vivere al meglio le giornate. Perfetta è stata l’accoglienza ricevuta dalla famiglia dei gestori del rifugio, i signori Mapelli che, oltre a deliziare i partecipanti con i piatti della loro cucina, sono stati solleciti a rispondere ad ogni loro richiesta.

Certo, c’è stata anche la fatica, non tutti erano allenati a questi dislivelli ed un bel gruppo non si è neppure accontentato della salita al Rifugio e il secondo giorno ha proseguito fino ai 3195 metri del Colle del Rosso, ma in questi casi non sarà certo quella a restare nella memoria.

Grazie a tutti quelli che hanno lavorato per rendere possibile la realizzazione di questo progetto.