La meta non è un posto ma quello che proviamo
Denis è uno dei sei ragazzi del Liceo di Cossato che a giugno, dopo 13 giorni di cammino e oltre 350 km percorsi, ha raggiunto Fisterre, un luogo ai confini del mondo o, almeno, dell’Europa. Per commentare l’esperienza sceglie le parole della canzone di Mengoni “La meta non è un posto, ma quello che proviamo”. Un’esperienza che regala un tempo in cui entrare, contemporaneamente, in relazione con se stessi e con gli altri. Silvia che, avendo collezionato una decina di bolle detiene un record dice: ”Ho dovuto imparare a conoscere i miei limiti e a conviverci”. Gabriele sottolinea un aspetto su cui tutti concordano, l’importanza degli incontri e dice: “Mi sono trovato a contatto con molte realtà diverse raccontate dai pellegrini, e ciò che mi ha stupito molto è che non ho mai scoperto una storia simile ad un’altra” e Rachele rilnacia, affermando che: “Abbiamo avuto l’occasione di poter parlare con molta gente, che in qualche modo ci ha dato degli importanti suggerimenti per la nostra vita futura”, ma aggiunge un altro pezzo “Mi sono messa in gioco conoscendo una parte di me che prima mi era totalmente sconosciuta”.
Persone diverse hanno colto sfaccettature diverse, aspetto su cui riflette Lucia, che contrappone gli aspetti che rendono “duro” il Cammino, come la fatica, sia fisica, sia psicologica, i dolori causati dalle lunghe camminate, la nostalgia della comodità di casa, a quelli che lo rendono affascinante, come la condivisione, lo sviluppo della capacità di adattamento e le “nuove amicizie con pellegrini provenienti da ogni angolo della Terra”.
Francesco, chiude affermando che ciò che conta davvero, che rimane impresso, non è certo la meta, ma il viaggio per raggiungerla: “Ognuno vive il cammino come più preferisce, i modi sono infiniti, tutto ciò che uno deve fare è partire e lasciare che i piedi facciano il resto”
I piedi hanno fatto il loro lavoro, un passo dopo l’altro i ragazzi hanno raggiunto la meta, Fisterre, che meta non è. Si sono trovati di fronte all’oceano: gli antichi credevano fosse la fine di tutto, ma sappiamo che quello spazio aperto non è un limite, ma un invito a ripartire per scoprire nuovi mondi.