Oggi chiacchieriamo con Fantasia Delvecchio che, dopo essersi diplomata al Liceo Linguistico, si è iscritta a Medicina. Non ha ancora terminato il suo percorso di studio, ma è recentemente tornata da un’esperienza in Africa.
Ciao, tu hai fatto il Linguistico, poi ti sei iscritta a Medicina. Apparentemente è un cambio di direzione? Te lo chiedo anche perché ci sono persone, tra le quali mi ci metto anche io, che sono interessate a medicina, ma temono che l’aver frequentato un percorso meno scientifico costituisca un grosso handicap. E’ così?
Si, ho fatto il linguistico e poi ho deciso di iscrivermi a medicina e può sembrare strano, ma la verità è che io già prima di cominciare il liceo avevo in testa l’idea di intraprendere questo percorso. Lo scientifico poteva quindi essere una buona scelta, ma non l’ho mai preso in considerazione perché lo trovavo poco adatto a me. Inoltre, avevo già l’idea dell’eventuale possibilità di studiare medicina all’estero, nel caso in cui non fossi entrata in Italia. Per questo, essendo affascinata dalle lingue, la mia scelta è ricaduta sul linguistico.
All’inizio avevo paura di sentirmi indietro rispetto ai ragazzi dello scientifico, ma la verità è che, studiando un po’ di più per il test d’ingresso e colmando qualche buco di programma qua e là, poi questa differenza non l’ho mai più sentita, anzi…
Al liceo ci hanno sempre detto che ‘le lingue sono un mezzo e non un fine’ e ho capito solo dopo sei anni la verità di questa frase: in tutto il mio percorso le lingue sono state quel qualcosa in più che mi ha aiutato in molte occasioni, a volte anche facendomi guadagnare qualche vantaggio rispetto ai miei compagni (per i bandi Erasmus, ad esempio).
La cosa che dico sempre alle future matricole è che per fare medicina non serve avere nessuna particolare predisposizione scientifica, basta aver voglia di studiare, sapersi organizzare e avere una forte determinazione per andare avanti fino alla fine.
Poi una domanda sulla scelta della città dove frequentare. È raro che uno studente di Cossato prediliga Genova come sede universitaria. Perché questa scelta?
Per quanto riguarda la scelta della città, essendoci il test nazionale diciamo che il mio potere decisionale è stato abbastanza limitato. Il mio obiettivo era entrare e quindi avevo messo tra le preferenze quasi tutte le città in Italia. Genova era tra le mie prime scelte e il destino ha scelto per me. Devo dire che comunque sono contenta, mi sono trovata molto bene, sia in università, sia come città; l’ho rivalutata molto.
Sappiamo che l’anno scorso hai trascorso un mese in Africa dove, oltre che a qualche safari, ti sei dedicata a lavorare in alcune realtà del sistema sanitario del Paese. Puoi raccontarci dove sei stata e il perché hai voluto inserire quest’esperienza nel tuo percorso di formazione?
A settembre dell’anno scorso sono stata in Tanzania, ad Arusha, con due mie compagne di corso per un’attività di volontariato medico. Era una cosa di cui parlavamo già dai primi anni di università, perché eravamo curiose di vedere un mondo totalmente diverso dal nostro, sia come cultura, sia anche per l’ambito sanitario. Per questo motivo, prima dell’inizio del sesto anno abbiamo deciso di buttarci in questa esperienza. Abbiamo scelto Arusha, che è una città grande in Tanzania, un posto comunque sicuro, perché andare in altre zone più pericolose sarebbe stato un azzardo come prima esperienza, ma, nonostante questo, i primi giorni sono stati molto tosti, perché bisogna davvero cambiare un po’ la mentalità, mettere da parte il nostro modo di pensare e vivere ‘occidentale’ e lasciarsi trascinare dai loro ritmi e dalle loro abitudini. E questo sia in ospedale che fuori.
È stata un’esperienza diversa da quello che ci aspettavamo, ma non in senso negativo: forse pensavamo di poter essere più utili da un punto di vista medico, ma siamo tornate sentendoci di aver dato (e anche ricevuto) più per quanto riguarda l’aspetto umano e per questo ne è davvero valsa la pena!
Infine, hai già un’idea della specializzazione che vorresti intraprendere in futuro? C’è un ambito della Medicina che ti appassiona particolarmente?
Per quello che riguarda la specializzazione ho le idee molto chiare (forse anche troppo). Sono partita al primo anno con l’idea di fare Pediatria, ma aperta comunque a cambiare idea negli anni. Ad oggi sono tante le cose che mi sono piaciute e mi attirano, ma la Pediatria rimane al primo posto e mi piacerebbe proseguire qui a Genova, all’ospedale pediatrico Gaslini, che è un centro davvero buono, riconosciuto a livello nazionale e non solo.
Ringraziamo Fantasia per la sua disponibilità!
Martina M.