UN VIAGGIO TRA MEMORIA E SPERANZA

Quella del viaggio è una metafora ricorrente, che oltre a vedere il viaggio come uno spostamento fisico rappresenta anche un percorso di crescita e cambiamento. Questa metafora racconta molto bene cos’è il Treno della Memoria e cosa questo ha rappresentato per me e Beatrice che, partite per Cracovia la settimana scorsa, siamo appena rientrate.
Il Treno della Memoria è un percorso formativo e culturale, durante il quale si cerca di conoscere a fondo l’odio che ha accompagnato le grandi guerre, in modo da riconoscerlo e contrastarlo, evitando gli errori del passato.
Quest’anno sono stati ben 650 ragazzi, provenienti da Toscana, Piemonte e Lombardia, a partire per la Polonia accompagnati da giovani educatori, che hanno coordinato e arricchito il viaggio con attività di approfondimento storico e di riflessione.
Abbiamo così affrontato un vero e proprio viaggio, sia fisico (durato 18 ore) che storico, ripercorrendo le tragiche tappe della Seconda guerra mondiale, tra discriminazione, emarginazione e violenza, fino alla cruda realtà di Auschwitz. Quest’anno, in particolare, il tema centrale del Treno è stato quello delle deportazioni degli omosessuali, spesso messi in secondo piano dalla storiografia perché nei campi, rispetto ad altre categorie, erano presenti in percentuali minori. L’attività di sensibilizzazione su questo tema è stata possibile anche grazie alla collaborazione con Torino Pride.
Durante la settimana i ragazzi hanno avuto modo di visitare la città di Cracovia e in particolare la zona del ghetto ebraico, la fabbrica di Schindler e i campi di Plaszow, Auschwitz e Birkenau. Le attività sono state accompagnate inoltre da alcune letture e da uno spettacolo messo in scena da attori che hanno saputo suscitare forti emozioni.
Il viaggio non è stato però solo un mezzo per avvicinarsi alla storia, ma anche un modo per formare una vera e propria comunità. All’interno del gruppo, piuttosto eterogeneo, si sono creati legami e amicizie che hanno arricchito ancora di più l’esperienza.
Cosa abbiamo portato a casa da questo viaggio?
Sicuramente molta consapevolezza e la voglia di condividere le esperienze vissute. Non solo ci sono le forti emozioni provate ad Auschwitz, camminando su un terreno che ancora conserva le ceneri di milioni di vittime, ma anche i germogli di una speranza che va coltivata. L’obiettivo del treno è proprio questo: ricordare, ma farlo in modo attivo, mettendosi in gioco e capendo che ognuno deve assumersi la responsabilità di non cadere nell’indifferenza.
Il Treno della Memoria è un’esperienza che si ripete tutti gli anni e dopo averla vissuta non posso fare a meno di consigliarla.
Greta S.