Cosa pensano gli studenti di “Cervello marcio”, la parola dell’anno scelta da Oxford

Il 2024 si chiude. Ci siamo già chiesti quali siano stati gli eventi più memorabili dell’anno; a richiamare la nostra attenzione è stata però anche un’altra notizia: l’Oxford University Press ha scelto come parola dell’anno “brain rot”.
Cosa significa esattamente questa espressione?
Letteralmente si traduce come “putrefazione del cervello” e vuole indicare il deterioramento mentale causato principalmente dal consumo di contenuti online superficiali o poco stimolanti.
Dato che questa parola dovrebbe rappresentare un fenomeno attuale diffuso, abbiamo proposto un sondaggio per capire se gli studenti fossero d’accordo con la scelta del termine: l’84% di loro ha dato una risposta affermativa.
Brain rot”, quindi, non è solo una parola, ma rappresenta un problema riconosciuto. Il nostro sondaggio mostra il parere dei giovani, ma tutte le fasce d’età sono coinvolte. Un solo termine, tuttavia, non offre un quadro completo del fenomeno di cui si sta parlando, e a ragione, dato che le dinamiche alla base sono molto complesse. Proviamo quindi ad andare oltre e a capire cosa ha portato ad utilizzare questa espressione.

Ci sono tre parole che possono guidarci nel percorso verso il “brain rot”: accessibilità, assimilazione e assuefazione.
La società cambia continuamente, ma con internet il cambiamento è stato radicale e svelto; questa rapidità lo ha reso sempre più accessibile ad un maggior numero di persone, in termini economici e di competenza.
Si entra quindi facilmente nell’immensa realtà di Internet, dopodiché comincia l’assimilazione. I contenuti online sono lo specchio della società e dei suoi meccanismi; ci si immerge, si impara, si costruiscono relazioni, si cerca l’intrattenimento… e ci si abitua.
L’assuefazione non rappresenta quindi solo i casi peggiori, in cui si arriva alla dipendenza, ma va intesa proprio come l’abitudine a immergersi in una realtà intrisa di contenuti più o meno stimolanti.
In questo modo, in sintesi, si può definire il procedimento che porta al “brain rot”.
Ma perché i contenuti diventano superficiali e poco stimolanti?
Probabilmente perché sono più facili da produrre e da consumare. Il problema non risiede nella superficialità del contenuto stesso, quanto piuttosto nel modo e nella frequenza con cui viene assimilato. La continua ricerca di stimoli diviene stancante e ci si sente appesantiti mentalmente.
Come si affronta quindi la quotidianità?
Stancamente; portando sulle spalle il peso di una realtà incredibilmente complessa che si pretende di riassumere in maniera semplice e immediata. “brain rot” è quindi forse uno dei tanti nomi che tentano di attribuire un’identità ad un complicato, e più che mai vivo, malessere collettivo.
Greta S.