Lunedì 25 Novembre, a Cossato è stata inaugurata una panchina di colore rosso, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Per questa inaugurazione è stata offerta agli studenti del Liceo la possibilità di scrivere un testo da riportare sulla targa che sarebbe stata apposta sulla panchina. Alcuni hanno partecipato e hanno scritto dei testi, spesso forti, ma in questi casi la forza è necessaria.
Molti degli scritti condivisi sono legati da una ricerca di libertà. Ecco alcune delle frasi proposte: “Vogliamo un mondo di relazioni basate sul rispetto e la libertà”, “Ogni voce conta, ognuna di esse è un passo verso la libertà”, “Ogni donna che lotta deve essere circondata da libertà e amore, non da violenza e crudeltà”, “Una donna che dice no non è debole, è abbastanza forte da lottare per il proprio diritto alla libertà”
È importante affermare che quando pronuncia un “no” una persona non deve sentirsi in colpa, a disagio o debole ma semplicemente come, dice l’ultima frase, forte.
Tra le proposte hanno avuto spazio anche delle poesie come questa:
“La mia morte
Dopo anni mi decido a parlare,
Il dolore voglio raccontare
Un ricordo solo, in mente appare,
Mostro nascosto da uomo compare.
Tu, uccidendomi lentamente,
Rovinandomi l’esistente
Lasciandomi sola con niente…
Penso che con le altre ugualmente.
Una volta sola successe
Non credevo lo facesse
Ma il tormento è perenne.
Solo una volta trovai
Il coraggio e parlai
Per il mondo fui solo una pazza”
N. A. Q.
Quell’“anni” all’inizio è preoccupante. Le violenze devono essere riferite subito. Per capire che una persona è violenta non è necessario aspettare il momento dello schiaffo, del calcio o dello spintone, lo si può capire anche dalle parole, dai comportamenti e atteggiamenti. Lo spiega bene questo brano: “Ogni volta che usciva con i suoi amici un nodo mi stringeva la gola, all’inizio non ci davo troppo peso era solo fastidio, una vena di gelosia ma col tempo si trasformò in rabbia fino alla sensazione di possesso verso i suoi confronti… lei era solo mia”.
C’è poi una frase in rima: “Rosso il colore, forte il messaggio, nessuna donna merita oltraggio”: diretta, sintetica e giusta.
Testi intensi quindi, ma si doveva scegliere e quello preferito è stato questo.
… Ma un giorno qualcosa cambiò.
Mentre camminava per strada, notò un manifesto su una panchina:
“Non sei sola”
La frase le rimase impressa per giorni, come un eco nella mente. Era una frase semplice, eppure aveva il potere di rompere il muro di silenzio in cui viveva. Quella sera, cercò su internet il numero di un centro antiviolenza e chiamò. La sua voce tremava, ma era una voce libera…”
Un bel riassunto in cui c’è tutto. La libertà che dimostra chi parla, l’invito a far sentire la propria voce, la sollecitazione ad avere coraggio.
Rachel A.