Oggi abbiamo il piacere di conversare con Emily Secco, che si è laureata quest’estate a Firenze e ora, con il suo titolo, punta a entrare in un’organizzazione internazionale.
Ti chiedo partire fornendoci le coordinate principali della tua laurea
Mi sono laureata presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (SSML) Unicollege nella sede di Firenze in Mediazione Linguistica per le lingue inglese e francese con indirizzo in Relazioni Internazionali e Diplomatiche. La mia tesi si intitola “La Conferenza di pace di Parigi 1919 e la nascita dell’interpretazione consecutiva” e verte sull’analisi della relazione tra questi due eventi.
Come sei arrivata a scegliere questo percorso? Hai sempre saputo che sarebbe stato questo, l’hai capito facendo un’esperienza particolare, ti ha aiutato il racconto di qualcuno o un’attività di orientamento?
Sin dal liceo, ho sempre saputo che il mio percorso accademico sarebbe stato incentrato sulle lingue. Inizialmente, ero decisa a intraprendere lo studio delle lingue orientali, con un interesse particolare per il cinese, che avevo già individuato come la mia futura lingua di specializzazione. Avevo intenzione di mettere temporaneamente da parte le lingue europee, il francese e lo spagnolo, che già conoscevo piuttosto bene, per concentrarmi su una cultura e una lingua completamente diverse. Tuttavia, col tempo, ho iniziato a riflettere sulle possibili conseguenze di questa scelta: temevo che, dedicandomi esclusivamente a una nuova lingua, avrei potuto perdere la padronanza e la fluidità che, con tanto impegno, avevo acquisito durante gli anni di liceo. L’idea di non poter più affinare il mio livello, o addirittura di perdere alcune delle competenze faticosamente costruite, mi ha fatto riconsiderare il mio piano originale.
Così, ho cominciato a cercare un percorso di studi che mi permettesse di mantenere viva la conoscenza delle lingue europee e che allo stesso tempo mi permettesse di immergermi in una nuova sfida linguistica, come quella offerta dal cinese. Durante il salone di orientamento universitario a Verona, mi sono imbattuta in Unicollege, un’opzione che sembrava unire perfettamente tutte le mie esigenze e desideri. A quel punto, la decisione è stata facile: ho scelto di iscrivermi e, da allora, il mio viaggio linguistico ha preso una nuova direzione.
E adesso che hai finito cosa ne dici: è stata la scelta giusta? Perché?
Ora che ho conseguito la laurea, posso dire con certezza di aver fatto la scelta giusta nel seguire questo percorso accademico. Sono davvero soddisfatta di aver deciso di intraprendere uno studio delle lingue improntato sull’aspetto pratico e sull’applicazione concreta. Questi tre anni sono stati una vera e propria full immersion nella complessità e nelle sfumature del francese e dell’inglese, e questa esperienza mi ha permesso di acquisire una maggiore sicurezza nel parlare e nell’utilizzare entrambe le lingue. Le ore di studio sono state innumerevoli: mi sono dedicata all’apprendimento di nuovi vocaboli, alla comprensione di espressioni idiomatiche e alla pratica di stili di scrittura diversi. È stato un lavoro intenso, ma ne è valsa la pena.
Oltre ai progressi linguistici, questo percorso mi ha anche permesso di scoprire una nuova passione: quella per le relazioni internazionali, in particolare la loro storia. Questo ambito ha catturato il mio interesse e mi ha aperto la mente verso nuove prospettive, arricchendo ulteriormente il mio percorso di studi e le mie aspirazioni future.
A chi consiglieresti il tuo percorso e a chi lo sconsiglieresti?
Consiglio questo percorso a chi, come me, è un/una grande appassionato/a di lingue, a chi vuole cimentarsi in un nuovo mondo basandosi sulle conoscenze acquisite in ambito linguistico nei cinque anni di liceo. Questo tipo di percorso permette di vedere e studiare altri aspetti della lingua, ma soprattutto come viene usata e come sfruttarla al meglio.
Invece, sconsiglierei questo percorso a chi ha ancora paura di esporsi e di mettersi in gioco, a chi si sente poco portato a esprimersi totalmente in lingua straniera.
Cosa non ti era stato detto e sarebbe meglio sapere sul tuo percorso universitario?
Mi sarebbe piaciuto sapere fin dall’inizio che la maggior parte del percorso universitario sarebbe dipeso interamente da me. In altre parole, sei tu a essere responsabile per circa l’80% dei tuoi risultati. All’università, la figura dei professori assume un ruolo più marginale rispetto al liceo: sei tu, come studente, a dover decidere se puntare al massimo e ottenere un 30 o se accontentarti di un 18. In entrambi i casi, l’esame è considerato superato, ma la vera differenza sta nell’impegno e nello sforzo che hai scelto di mettere nello studio. Il risultato finale è frutto della tua dedizione, delle tue ambizioni e del tuo desiderio di eccellere. Il rapporto tra docente e studente cambia: all’università i professori non sono più particolarmente coinvolti nella vita accademica degli studenti, lasciando a ciascuno la responsabilità di spingersi verso l’eccellenza o di fermarsi al minimo indispensabile. Da un lato, ti sfidano a vedere fin dove puoi arrivare con i tuoi sforzi, dall’altro sai di avere addosso tutta la responsabilità.
Oggi si parla molto dei costi crescenti, specialmente quelli degli affitti. Nella tua sede universitaria questo problema era presente?
Essere uno studente/una studentessa fuorisede non è facile, però il gioco vale la candela: è un’esperienza che ti fa crescere e ti affaccia all’indipendenza, mette in evidenza quali sono i tuoi limiti ma anche i tuoi punti di forza: si ha l’occasione di vedere e di testare con mano a che punto sei nel tuo percorso per diventare adulto. Scegliendo di andare a vivere lontana da casa sapevo che avrei chiesto alla mia famiglia grandi sacrifici, ma il mio sogno era uscire di casa e vedere come me la sarei cavata a 500km di distanza dalla mia comfort zone.
Certo, tra tutte le città ho scelto Firenze che non è sicuramente famosa (come le altre città d’arte) per essere economica. Tuttavia, ho avuto un grande supporto, oltre che dalla mia famiglia, da parte dell’università poiché non solo disponeva di un servizio di housing, che ti aiutava a cercare le soluzioni migliori disponibili in città, ma anche di un piccolo studentato (una sorta di campus) dove venivano ospitate 20 ragazze: sono stata fortunata a rientrare in una di queste. È quindi molto importante, se si sceglie la vita da fuorisede, cercare università che dispongano di questi servizi.
Ma Unicollege è un’università privata o pubblica? E il titolo che rilascia equivale ad una laurea triennale?
Unicollege è una realtà a metà tra la scuola privata e quella pubblica: i costi sono più alti di una pubblica, ma non è un’università a numero chiuso. C’è un test d’ammissione da superare ma prendono chiunque passi il test. Ha 3 sedi: Mantova, che è la sede “storica”, Firenze e Torino. Il titolo è equivalente, infatti io ora mi sono iscritta a una laurea magistrale in relazioni internazionali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
È un percorso molto impegnativo? Si riesce a studiare ed avere del tempo per sé stessi?
È un percorso che richiede impegno e costanza ma che, se gestito bene, permette di avere del tempo per sé. La mole di lavoro è gestita completamente dagli studenti; quindi, sta a noi decidere quanto tempo dedicare allo studio e quanto invece dedicare alla cura di noi stessi.
Il tuo titolo di studi a quali prospettive di lavoro apre?
Il titolo di studio in mediazione linguistica permette di entrare nel mondo dell’interpretariato di conferenza, della traduzione specialistica e anche in quello del sottotitolaggio. L’abbinamento ad un settore di studio permette anche di continuare con una carriera non per forza strettamente collegata con le lingue: nel mio caso, aver scelto l’indirizzo in relazioni internazionali, mi ha permesso di seguire una laurea magistrale in relazioni internazionali comparate ad indirizzo studi europei.
E tu in particolare a cosa punti?
Il mio obiettivo è quello di entrare in un’organizzazione internazionale o alle istituzioni europee e lavorare come traduttrice, in modo da poter conciliare i miei due ambiti di studio.
Grazie a Emily, sempre molto gentile, e in bocca al lupo per i suoi obiettivi