Un anno negli USA
Ogni anno un gruppetto di studenti sperimenta un periodo di studio all’estero. Un’esperienza che spesso si rivela decisiva e stimolante. Siamo andati a cercali per farci raccontare da loro com’è andata. Iniziamo oggi da Emma De Pascale, una studentessa di 5E.
Partiamo da alcune coordinate. Dove sei stata e per quanto?
Sono stata 10 mesi nello Utah, uno Stato nel Southwest degli Stati Uniti.
Cosa ti ha spinto a decidere di trascorrere un anno all’estero?
Fin da bambina ho sempre sognato di andare a studiare all’estero per conoscere una nuova cultura e migliorare il mio inglese.
Qual è stata la cosa che ti è piaciuta di più della tua esperienza all’estero?
Non c’è una cosa che potrei classificare come la mia preferita. Durante questi mesi ho fatto molte esperienze: ho imparato ad amare lo sport e le attività all’aperto, ho conosciuto nuove persone, con le quali ho stretto un legame speciale, ho imparato a stare da sola, vivere da sola senza mamma e papà, e a contare su me stessa.
E quella che ti ha più sorpreso?
Una delle cose che mi ha sorpreso di più è la scuola. Sono arrivata negli Stati Uniti convinta che l’ambiente fosse come quello dei film, ma non è assolutamente così.
Puoi spiegare meglio cosa intenti?
Tante cose. Per esempio, nessuno pranza a mensa; gli studenti degli ultimi anni hanno la patente e si spostano sempre a pranzo per andare o nei fast food o supermercati.
Per le partite degli sport più importanti, come football e basketball, il comitato scegli un tema di abbigliamento che tutti dovranno seguire.
Nella mia scuola, non dovevo affrontare i test a fine anno scolastico o a fine semestre.
Poi ci sono i club che sono molto popolari tanto che quasi tutti gli studenti partecipano ad uno. Non vi era un HallPass, ovvero il pass per andare in bagno.
Come hai affrontato la sfida di adattarti a una nuova cultura e a un nuovo sistema scolastico?
Lo stato dello Utah è composto da una popolazione di religione Mormone, un culto molto rigido.
Le persone non erano molto predisposte a fare amicizia, in quanto loro frequentano solo gente fortemente religiosa. In più ormai tutti avevano il loro gruppo di amici; quindi, non erano inclini a nuove conoscenze, soprattutto se si trattava di senior, ovvero coloro dell’ultimo anno.
Per quanto riguarda l’adattamento al nuovo sistema scolastico non è stato difficile data la sua nota semplicità.
Qual è secondo te il punto di forza più grande del sistema scolastico che hai sperimentato e quale quello debole?
Il punto di forza del sistema scolastico sono sicuramente le materie e le attività proposte dalla scuola. Offrendo l’opportunità di provare diverse materie e diversi mestieri, anche pratici, nel corso degli anni, gli studenti hanno già un’idea abbastanza chiara di ciò che vogliono fare dopo la scuola superiore. In più non essendo sempre in classe con le stesse persone si ha modo di stringere nuove amicizie.
L’anello debole tuttavia è la didattica che è molto superficiale, i professori non spronano gli alunni invogliati a studiare e anzi gli semplificano i compiti permettendogli, così, di passare la classe.
Questa esperienza ha cambiato la tua prospettiva sulla vita, sul futuro o su qualche cosa di importante per te?
Si, penso che questa esperienza mi abbia cambiato molto. Ha ampliato i miei orizzonti culturali, migliorato le mie competenze linguistiche e favorito la crescita personale. Le sfide che ho affrontato e le nuove amicizie che ho fatto hanno lasciato un’impronta duratura nella mia vita. La lontananza da casa e dalle persone che amo mi ha fatto capire quanto io tenga a loro e quanto loro tengano a me.
Questo viaggio non è stato solo un periodo di studio ma un vero e proprio percorso di crescita. Auguro a tutti di fare questa esperienza, ne vale la pena veramente!
Grazie ad Emma per la sua disponibilità e in bocca al lupo per la quinta