Oggi abbiamo l’immenso piacere di intervistare uno dei più grandi calciatori italiani, Alberto Gilardino. Attaccante di Milan e Fiorentina, vince il Campionato Mondiale di Calcio nel 2006 con la Nazionale Italiana. Una carriera costellata da gol e successi, come la Champions League vinta con i rossoneri nel 2007. Oggi la sua vita all’interno del mondo del calcio continua, ricoprendo infatti il ruolo di allenatore del Genoa. Passione e determinazione sono e sono state le qualità messe in campo da Alberto per coronare i propri sogni calcistici.

 

Cosa significa per te rappresentare il Biellese nel mondo del calcio e qual è il tuo legame con questo territorio?

La mia “avventura“ nel mondo calcistico professionistico  inizia a 14 anni, lasciando la mia famiglia per andare a Piacenza. Sono stato pochi anni residente a Cossato, ma grazie anche ai miei genitori, sono rimasto molto legato al territorio biellese.

Il tuo sogno da bambino era giocare nella Juventus: pur avendo giocato in grandi squadre, come il Milan, ti resta il rimpianto di non aver fatto parte dei bianconeri?

Da piccolo tifavo Juventus, ma con il passare degli anni ho tifato per la squadra in cui giocavo in quel momento; oggi posso dire di non avere nessun rimpianto per non aver giocato nella Juve.

Qual è il gol della tua carriera che ti piace ricordare di più? E la partita?

Il gol ai mondiali contro gli USA è stato a livello emotivo il più importante; per la partita la scelta va sulla semifinale sempre dei mondiali 2006, contro la Germania.

C’è un allenatore che hai avuto nella tua carriera da giocatore che ha avuto un impatto significativo sul tuo approccio come allenatore?

Ho avuto la fortuna di aver avuto diversi bravi allenatori con caratteristiche diverse; ora, allenando il Genoa, cerco di prendere da questi allenatori quello che ritengo siano le cose più importanti.

Quali sono i valori che cerchi di trasmettere ai tuoi giocatori come allenatore?

Serietà, onestà e passione per la maglia che indossano.

Battere in semifinale la Germania, nazione ospitante dei Mondiali 2006, è stata un’impresa di elevatissima caratura: quali sono state le tue sensazioni prima, durante e dopo la partita?

In quella partita ho provato delle emozioni fortissime ed è stata decisamente la più gratificante della mia carriera, ancor di più della finale che ne è conseguita.

Raccontaci un aneddoto sulla tua carriera calcistica

Finale della Coppa dei Campioni 2007. Fino alla sera prima della partita ero sicuro di partire titolare, ma la mattina dopo Ancelotti mi comunica che la sua scelta è ricaduta su Inzaghi. Puoi immaginare la mia delusione nello scoprire tale scelta ma alla fine la partita è stata un successo del Milan e dalla delusione sono passato alla felicità per un titolo vinto.

Come recuperi le energie al di fuori degli impegni calcistici? Hai qualche passatempo che ti aiuta a staccare dalla pressione del mondo sportivo?

La mia soddisfazione maggiore è quella di stare con la mia famiglia; nel tempo libero gioco a padel per scaricare un po’ le tensioni.

Cosa consiglieresti ai giovani aspiranti calciatori del Biellese che sognano di seguire le tue orme nel calcio professionistico?

Ricordo le volte in cui ho dovuto rinunciare ad uscire a divertirmi con gli amici per gli impegni calcistici del giorno successivo e quindi metto nel podio, oltre alle capacità personali, l’impegno, la serietà e non ultima la passione per il calcio.

 

Grazie ad Alberto Gilardino per la disponibilità. Intervistarlo è stato un piacere e un onore. 

Marco C.