Nel mondo del karate, ogni colpo racconta una storia di disciplina, forza interiore e resilienza. Dietro ogni movimento c’è un praticante che si impegna nella ricerca di perfezione e auto-miglioramento. In questa intervista, ci immergiamo nell’universo di Alessandro De Cassan, karateka che frequenta la classe 4A del liceo scientifico, esplorando i suoi pensieri, le sue motivazioni e le sfide che affronta nel percorso verso l’eccellenza.

 

Che sport pratichi e a che livello?

Pratico Karate a livello agonistico e svolgo tre allenamenti a settimana, a cui si aggiungono 2/3 volte in cui vado in palestra per rafforzare la parte fisica e muscolare, così da rendere al meglio; la mia settimana, quindi, è quasi interamente occupata da impegni legati al karate.

Come e quando ti sei avvicinato al karate?

Mi ci sono avvicinato ormai molto tempo fa, tanto che il karate ha sempre fatto parte della mia vita, fin dai primi ricordi che ho della mia infanzia. La prima volta che sono entrato in questo mondo avevo all’incirca quattro anni e mezzo e da quel momento non ho mai smesso, escluso un periodo di un anno circa (tra la prima e la seconda elementare) in cui avevo interrotto.

Come bilanci gli impegni scolastici con gli allenamenti e le competizioni?

Devo ammettere che non sempre è facile, in quanto gli allenamenti sono tanti e la scuola richiede un buon livello di studio ed impegno giornaliero. Spesso mi capita di arrivare a casa, mangiare, iniziare a studiare, andare ad allenarmi per poi, una volta tornato, continuare a studiare fino a tarda sera e, tenuto conto che si è già passata l’intera mattinata a scuola, certe volte diventa davvero difficile e stressante. Con organizzazione e impegno, però, si può riuscire a trovare il giusto equilibrio tra lo sport e la scuola.

Nell’ultimo periodo hai ottenuto qualche risultato importante?

Nell’ultimo periodo non ho ottenuto risultati particolarmente importanti a livello sportivo, però sono dell’idea che indipendentemente da questo bisogni sempre impegnarsi al massimo per cercare di migliorarsi giorno dopo giorno.

Come affronti la pressione delle competizioni e delle aspettative?

La pressione delle competizioni e delle aspettative che ci si pone sono sempre presenti, anche se si è abituati a fare gare; è una cosa psicologica, difficile da evitare e che forse non sarebbe usuale non avere. L’importante però è non cedere a quella pressione, ma riuscire a controllarla e sfruttarla per dare il meglio nel momento in cui si gareggia.

Quali consigli daresti ai giovani che non sanno se continuare a praticare sport a causa della mole di studio?

Indubbiamente la mole di studio è elevata e non nego che sia capitato anche a me di pensare di smettere di fare sport per problemi legati alla scuola, però posso assicurare che impegnandosi, e, soprattutto, essendo disposti a fare dei sacrifici, si possono riuscire a conciliare gli impegni scolastici con quelli sportivi senza essere costretti a rinunciare a qualcosa che ci piace e ci fa stare bene. Per quanto mi riguarda, in certe occasioni, il karate è stata la valvola di sfogo che mi ha permesso di affrontare delle situazioni negative, che altrimenti non so come avrei superato.

Marco C.