Un percorso appena nato, tra giurisprudenza, economia e gestione di risorse umane

Oggi intervistiamo Rebecca una ragazza appena laureata in consulenza del lavoro e gestione delle risorse umane, con una tesi dal titolo “Il lavoro in Italia in una società che invecchia”.

 

Ciao, inizio con i complimenti per il risultato raggiunto e ti chiedo di darmi qualche informazione sul tuo corso di laurea e la tua tesi.

Il mio corso è nel Dipartimento di Giurisprudenza, e la materia della mia tesi é “Diritti e doveri di cittadinanza”. Il titolo completo è “Il lavoro in Italia in una società che invecchia”, che descrive bene l’argomento. Ho iniziato analizzando le origini e lo sviluppo del lavoro nel nostro territorio, esaminando le riforme dal passato a quelle più recenti, concentrandomi sulla popolazione che invecchia, come evidenziato dai dati Istat. Successivamente, ho esplorato il ruolo dell’anziano nella società, focalizzandomi sull’impatto nel mondo del lavoro e sul rapporto con i giovani. Ho discusso delle sfide per gli adulti nel trovare lavoro, evidenziando la difficoltà oltre i 40 anni e analizzando le politiche attive e passive per supportare queste persone, affrontando temi come la disoccupazione e le politiche previdenziali per chi si avvicina alla pensione.

Come sei arrivato a scegliere questo percorso? Hai sempre saputo che sarebbe stato questo, l’hai capito facendo un’esperienza particolare, ti ha aiutato il racconto di qualcuno o un’attività di orientamento?

Ho scelto questo percorso perché inizialmente avevo deciso di studiare legge, ma la prospettiva di affrontare cinque anni consecutivi di giurisprudenza mi spaventava un po’. Inoltre, sono sempre stata interessata all’ambito del lavoro, ai consulenti e ai sindacati. Così ho trovato questa triennale, relativamente nuova a Torino, che ha soddisfatto tutte le mie aspettative. Pur essendo principalmente centrata sul diritto e la giurisprudenza, ha integrato anche la parte umanistica delle risorse umane e qualche approccio all’economia.

Purtroppo, non ho svolto nessuna esperienza simile al mio corso di studio durante il liceo; Nell’ambito della scuola alternanza lavoro, ora PCTO, avevo lavorato in un asilo, tant’è che inizialmente avevo pensato di intraprendere la strada di scienze dell’educazione per diventare maestra nella materna. Tuttavia, ho capito che non era il percorso adatto per me.

Per quanto riguarda le attività di orientamento in realtà sono andata all’Università di Torino solo una volta, ma il corso che mi interessava non era presentato quel giorno. Quella giornata era riservata a corsi più grandi come economia aziendale e giurisprudenza, oltre a corsi legati alla comunicazione.

E adesso che hai finito cosa ne dici: è stata la scelta giusta? Perché?

Ho completato questo percorso a ottobre, e posso dire che è stata una scelta giusta. Non mi sono mai pentita, anche se riconosco che non è stato un percorso facile. Ciò che ho studiato riguarda una figura relativamente nuova in Italia: il consulente del lavoro. Fino ad oggi, non se ne è parlato molto; si sentivano menzionare piuttosto avvocati, commercialisti e sindacati. Tuttavia, l’Italia ha un grande bisogno di consulenti del lavoro, anche se diventare uno di loro è un compito complesso. Si richiedono 18 mesi di praticantato seguiti dagli esami statali e l’iscrizione all’albo.

A chi la consiglieresti e a chi la sconsiglieresti?

La posso consigliare a chi, come me, è interessato alla legge. Ho studiato il diritto in tutte le sue forme: privato, pubblico, tributario, della salute, diritti e doveri di cittadinanza, commerciale, amministrativo, del pubblico impiego… Inoltre, ho affrontato anche la parte previdenziale, il diritto del lavoro e anche una porzione di economia. La consiglio a chi ama queste discipline, ma non si sente pronto ad affrontare cinque anni di giurisprudenza. D’altra parte, sconsiglio questo percorso a chi non è pronto a studiare, non necessariamente a memoria, ma quasi, perché il diritto non è solo da capire, va imparato. Il diritto è quello e non cambia, non si può girarci attorno.

Cosa non ti era stato detto e sarebbe meglio sapere sul tuo percorso universitario?

In realtà, nessuno mi ha dato consigli o avvertimenti perché non ho avuto persone che mi dicessero: “Guarda, io l’ho fatto e ti consiglio o sconsiglio di farlo.” Come ti ho già detto, è una triennale nuova. Tuttavia, devo dire che è andato tutto secondo le mie aspettative. Ero consapevole delle difficoltà e avevo studiato bene il corso prima di iniziare e credo sia questo il consiglio che posso dare.

Oggi si parla molto dei costi crescenti, specialmente quelli degli affitti. Nella tua sede universitaria questo problema era presente?

Per tre anni ho avuto una casa a Torino perché le lezioni richiedevano la mia presenza e non potevo fare la pendolare. Da dove abito, non ci sono stazioni comode, quindi il tragitto in macchina da casa mia alla stazione, poi prendere il treno per andare a Torino, praticamente richiedeva due ore. Due ore per andare e due ore per tornare, con lezioni quasi tutti i giorni e tanto materiale da studiare. Non era molto fattibile, secondo me.

Per questo mi sono trasferita a Torino; sono riuscita a trovare un appartamento a un buon prezzo, considerando che era in centro e condiviso con una conoscente. Certamente però, non bisogna solo considerare l’affitto, ma anche le bollette, le spese generali e i costi del trasporto. Tornavo a casa ogni fine settimana, e andare in stazione per prendere il treno e talvolta anche il pullman comportava ulteriori spese. Quindi, considerando l’abbonamento ai mezzi e le spese per vivere, si tratta di molte cose, ma nel mio caso era necessario.

E’ un percorso che richiede molti sacrifici? Si riesce a studiare ed avere del tempo per se stessi?

È un percorso che richiede molto impegno, ma il tempo si trova sicuramente. Non è un percorso che puoi affiancare a un lavoro vero e proprio, perché ho notato dal primo anno che l’università era frequentata da molti studenti lavoratori che hanno dovuto abbandonare, poiché non c’era la possibilità di fare nulla online; tutto si svolgeva in presenza. Tuttavia, personalmente, facevo la babysitter, ma si trattava di un impegno di poche ore alla settimana. Perciò secondo me un impegno limitato sì, ma altro sarebbe stato complicato.

Il tuo titolo di studi a quali prospettive di lavoro apre?

Il mio titolo di studi apre diverse prospettive lavorative. Con la laurea triennale, è possibile lavorare direttamente nelle risorse umane, sia in agenzie del lavoro come dipendente che nel personale di studi o aziende, ad esempio, come addetto al personale o direttore dopo una grande carriera. Per l’ambito del consulente come ho già detto è necessario completare 18 mesi di praticantato, l’iscrizione all’albo e gli esami statali. Questo percorso offre opportunità di lavoro in studi di consulenza o in ruoli più nascosti presso agenzie del lavoro, aziende, sindacati, Caf o Cgil.

E tu in particolare a cosa punti?

Ora ho iniziato una laurea magistrale, ma non più a Torino, bensì a Novara, in Amministrazione Professione Persone, con un curriculum dedicato alle risorse umane. Sto approfondendo questa specializzazione nell’ambito economico. La mia laurea magistrale, infatti, ora è inserita sotto economia per l’impresa, e non più sotto giurisprudenza. Di fatto offre opportunità anche nel campo dei commercialisti e figure simili, ma al momento ma non credo che sia quello che voglio, preferisco mantenere il focus nell’ambito delle risorse umane.

Post laurea prevedo di iniziare a lavorare e valutare l’iscrizione all’albo per diventare consulente.

Ringraziamo Rebecca per la sua disponibilità e le auguriamo il meglio!

Aurora F