Le scelte possibili su quale percorso intraprendere dopo il liceo sono tante; Jacopo Barazzotto, ex alunno del nostro liceo e anche ex redattore de LaRagnatela, ha scelto la carriera impegnativa, ma gratificante, nelle forze di polizia e ha approfondito con noi questo percorso; ci ha spiegato il rigoroso processo di selezione per il “Concorso Allievi Agenti Polizia di Stato” e come funziona la vita durante gli studi.
L’abbiamo sentito pochi giorni dopo il suo giuramento.
Da dove è nato l’interesse per questo mondo?
E’ nato tutto dalla lettura di un libro: “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando, che racconta la vita e le vicende di Giovanni Falcone. Mi ha motivato al desiderio di combattere la crudeltà all’interno di determinati ambienti piuttosto che tra gli individui; ho scelto di farlo nella polizia durante il primo anno di scuola superiore, una decisione consolidata negli anni successivi.
Come funziona il concorso per entrare in polizia?
La procedura di questo concorso include prove scritte su argomenti accademici e giuridici, valutazioni fisiche, che comportano per esempio prove di corsa, flessioni e salti in alto, esami medici, che comprendono esami del sangue, controlli cardiaci, valutazioni del peso, allergie e test della vista, nonché valutazioni psicologiche costituite da colloqui e test di ragionamento logico.
Qual è stato in particolare il tuo percorso?
Dopo aver superato il concorso ho svolto inizialmente una formazione semestrale presso la scuola di polizia di Alessandria. In questo momento sto svolgendo un’esperienza pratica di due mesi a Roma, dove i tirocinanti passano solitamente al “vero lavoro” di polizia. Nella mia scuola c’era una notevole rappresentanza di donne, che costituiscono il 40% del corpo studentesco, una percentuale in continua crescita e sorprendente se confrontata agli anni passati.
E’ vero che nel frattempo continui anche gli studi a livello universitario?
Sì, oltre al percorso per entrare in Polizia ho portato avanti contemporaneamente studi in giurisprudenza presso l’Università di Torino: c’è l’obbligo del conseguimento della laurea per gli aspiranti commissari.
La polizia offre, a chi come me non frequenta i corsi, ma dà gli esami in presenza, permessi studio per un totale di 150 ore, oltre a tre giorni in prossimità del periodo degli esami.
Coniugare la scuola di polizia e l’università richiede un impegno intenso, uno sforzo significativo da cui però deriva una grande soddisfazione nel sapere di poter aiutare il prossimo.
Ci puoi dire qualche cosa di più sul tuo percorso?
Al di là degli aspetti professionali, è un percorso dalle molteplici sfaccettature, nel quale è possibile conciliare altri impegni allo studio; questo però implica l’essere pronti a uscire dalle proprie zone comfort e mettersi in gioco costantemente.
E’ importante una ricerca approfondita prima di scegliere questo percorso; ci sono, sia sul piano personale, sia dal punto di vista psicologico, molti aspetti impegnativi in questo lavoro, tra cui la pressione da parte dei superiori e il costo emotivo di dover gestire situazioni, come quelle degli incidenti, con presenza di vittime.
Grazie Jacopo per il tuo tempo, ti auguriamo di poter realizzare il tuo sogno e diventare la persona che desideri essere.
Sabrina I