I periodi di studio all’estero allargano la visione del mondo
Proseguendo con il nostro percorso di interviste agli ex-studenti del liceo, questa volta abbiamo avuto una piacevole conversazione con Angela Paluan, una ex redattrice, ex-rappresentante d’istituto nel 2019 ed ex-rappresentante della Consulta nel 2020, che da poco si è laureata in Scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani all’università degli studi di Padova: ecco cosa ci ha raccontato Angela del suo percorso.
Come sei arrivata a scegliere questo percorso?
Partiamo dal fatto che questa scelta è stata presa in un momento particolare, sia della mia vita sia a livello “globale”, ovvero nel 2020, perciò in piena pandemia. Il mio piano iniziale era quello di prendermi l’anno sabbatico e fare volontariato all’estero, però a causa del Covid ho deciso di iniziare l’università.
Ero indecisa su varie opzioni, ma ho scelto questo percorso di scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani perché era quello che sentivo più affine in quel momento.
Cosa o cosa ti ha aiutato nella scelta?
Non è sicuramente stato il percorso che avrei voluto fare sin da piccola, ma è un qualcosa che è venuto piano piano. Grazie alla rappresentanza e all’associazionismo fatti durante gli anni delle superiori, mi sono avvicinata a quella che è la cittadinanza attiva; un percorso che permette ai giovani ad avvicinarsi molto al mondo della politica.
Ho deciso così di intraprendere il mio percorso in Scienze politiche, e in particolar modo in Relazioni internazionali perché mi è sempre piaciuta l’idea di aprirmi a un contesto internazionale, conoscere realtà e lingue diverse.
Adesso che hai finito il tuo percorso cosa ne dici: è stata la scelta giusta?
Si assolutamente! In realtà non sapevo che all’inizio avrei avuto la possibilità di fare così tanti scambi internazionali e Erasmus overseas (periodi di studio all’estero NdR).
Quindi la mia facoltà mi ha permesso di coniugare la possibilità di viaggiare, conoscendo varie parti del mondo, e lo studio di una materia, che per me è stata molto interessante.
E’ un percorso che richiede molti sacrifici o sei riuscita a studiare e dedicare del tempo anche a te stessa?
Diciamo che io ho fatto un percorso un po’ atipico. Ho passato circa un anno e mezzo facendo scambi internazionali; sono stata un semestre a Maiorca, un semestre a Barcellona e un altro semestre in Bolivia, a la Paz.
Ciò non vuol dire che non ci siano stati sacrifici a livello di studio; soprattutto all’inizio, il primo anno dove ho dato tanti esami anticipandone alcuni, il che alla fine mi ha permesso di vivere molte esperienze con molta serenità.
La fatica c’è stata più che altro nel conciliare lo studio con i vari lavori che facevo e i viaggi, ad esempio quando ero a Barcellona mentre studiavo per l’università ho lavorato come cameriera mentre a Maiorca ho lavorato in una fattoria; questo ha reso il carico di fatica abbastanza pesante.
Dunque il percorso non è stato difficile in sé, ovvio è che ci si deve impegnare come ogni percorso di studi che si fa nella vita, però sicuramente il tempo per me stessa l’ho trovato; non ho rinunciato né a feste, né a viaggi né ad altri tipi di esperienze.
Per concludere volevamo ancora chiederti: il tuo titolo di studi a quali prospettive di lavoro apre? E tu in particolare a cosa punti?
Il mio percorso di studi non è molto rigido, nel senso che durante questi tre anni ho avuto varie possibilità di scelta per un futuro lavorativo. Questa laurea triennale ti permette di crearti da solo il tuo percorso e per questo ci sono molte opzioni per gli esami.
Dopo le opportunità sono di vario tipo; si può lavorare all’ONG, all’ONU, fare politica a livello locale, lavorare nell’Unione Europea, dunque si può spaziare. L’importante è mettersi in gioco e fare più cose possibili ad esempio scambi, attività scolastica, una magistrale o un master specifici da poi integrare nel curriculum.
Per quanto mi riguarda invece questo percorso di studi insieme alle esperienze che ho fatto mi ha permesso di avere una visione del mondo più aperta. La realtà occidentale è molto diversa da quella orientale o da quella dei paesi che sono in via di sviluppo verso, ma non ancora integrati nel nostro modello occidentale. Ad esempio, stando in Bolivia ho scoperto che ci sono valori diversi rispetto ai nostri; per citarne uno a livello economico non c’è l’idea dell’arricchimento così presente come nella nostra cultura.
Un altro esempio che mi ha colpita è la Costituzione. Il primo articolo italiano dice che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, in Bolivia invece il primo articolo definisce lo Stato come realtà interculturale, plurinazionale, dunque riconoscono la diversità interna considerandola una ricchezza; in Bolivia ci sono 36 le lingue, che non sono assolutamente da confondere con i nostri dialetti.
Tutto ciò per dire che a me piacerebbe lavorare in progetti locali. Mi sono laureata a novembre e vorrei prendermi un anno per poi iniziare una laurea magistrale in una laurea che si chiama “Local development”, dunque sviluppo locale e sostenibile. Non sono ancora sicura ma penso che sarà questa la strada che intraprenderò, per capire come funziona lo sviluppo soprattutto in realtà diverse dalle nostre.
Grazie mille Angela per questa piacevole conversazione, in bocca al lupo per il tuo futuro.
Ahlam M.