Oggi a fare due chiacchiere con noi è Riccardo, che ci racconta della pubblicazione della sua prima raccolta di poesie intitolata “Maledizioni e Melodie”. E’ un’uscita che ci fa particolarmente piacere perché quando era studente le sue poesie, accompagnate dai suoi altrettanto efficaci disegni, sono spesso apparse sul nostro giornalino.
Scopriamo subito di più.
Da quando scrivere per te è diventato importante?
Un momento esatto non lo so, ho iniziato a scrivere per caso, cercavo di riordinare un’emozione; successivamente scrivere è diventato un’abitudine, un modo per raccogliere i sentimenti e fermarli nel tempo. Qualche anno dopo il mio avvicinamento al mondo della scrittura ricevetti un regalo, con una dedica che recita questa frase: “A volte di fronte ad un terreno che pare arido e morto, ci resta solo la pazienza di piantare ogni giorno un seme e attendere che la vita torni a fiorire”. Scrivere è stato il mio modo di cercare di far sì che la mia vita in quel momento tornasse a fiorire.
Quale rapporto hai con la scrittura?
Sicuramente ho un rapporto parecchio conflittuale, difficile ma costante, è maledizione e melodia appunto, è il mio posto illuminato e mi auguro di scrivere per tutta la vita.
Scrivi, ma disegni anche molto bene. Quale parola ti definisce meglio: poeta, scrittore, artista o un’altra ancora? Perché?
Faccio un po’ di tutto, non ho mai pensato ad una sola definizione ma direi di essere un insieme di tante cose, cerco sempre un modo di raccontare e raccontarmi.
Ogni poesia nasce in un momento diverso. Nelle tue ci sono dei temi che ricorrono di più?
L’amore. É la prima parola che ho pensato, è stato il primo vero motivo per la quale mi sono lanciato in questo mondo, è il centro di quasi tutti i miei progetti artistici.
Puoi spiegarci il titolo “maledizioni e melodie”?
Quando si scrive pensando a qualcuno non sempre un solo sentimento si legge tra le righe. L’amore, anche se per quanto mi riguarda non finisce mai nel tempo, cambia, e spesso la musica che suona dentro di noi, in diverse fasi ispirandomi, insieme ad altre emozioni ha tirato fuori tante melodie ma certamente anche più di una maledizione.
Quanto è stata lunga la gestazione del tuo libro? Quando l’hai pensato e quali sono stati i passaggi per arrivare alla sua pubblicazione? Chi hai contattato e come sei arrivato alla stampa?
É una raccolta di poesie che spazia moltissimo nel tempo; tutto quello che c’è dentro é frutto degli ultimi due anni e si può dire io pensi al titolo del libro da allora. Per la pubblicazione ho contattato un amico anche lui scrittore, abbiamo riletto bozze su bozze e corretto un centinaio di spezzoni, per poi decidere di testa nostra di procedere con una pubblicazione indipendente. Successivamente abbiamo preso contatti con una casa editrice, chiamata Gruppo Albatros Il Filo, con cui ora stiamo valutando la possibilità di arrivare in libreria.
Dove si può acquistare?
Al momento è disponibile su Amazon e in versione Kindle, ma spero di aggiornarvi presto!
Per il tuo prossimo futuro, a cosa aspiri?
Per il futuro aspiro ad altre raccolte di poesie, è ciò che mi piace fare, ho ancora molti frammenti inediti che meritano spazio. Ho faticato a trovare la strada giusta e direi che scrivere mi ha permesso di crearne una tutta mia. Ho un sogno nel cassetto, un romanzo, sicuramente è un’idea rimasta più acerba rispetto alla persona che posso dire di essere oggi ma chissà, ci lavorerò.
Nella raccolta ci sono poesie in italiano con la sua traduzione in spagnolo, per quale motivo hai fatto questa scelta?
Scrivo in entrambe le lingue da sempre, quando ho iniziato l’ho fatto proprio in spagnolo, infatti molte delle mie poesie prima della pubblicazione non avevano nemmeno la traduzione in italiano pronta. È stato come cercare di racchiudere in un solo lavoro più parti di me.
Come mai ti fai chiamare “Cupido”?
É una bella storia, un bellissimo ricordo… Quando ancora dovevo iniziare il viaggio di consapevolezza verso la mia identità che ha portato poi ad intraprendere il percorso all’adeguamento di genere, una persona a me vicina aveva la strana convinzione di non riuscire a vedermi né di conoscermi davvero. Aveva iniziato a farmi notare che ci fosse qualcosa da illuminare dentro di me e così mi ha aiutato a farlo, quando attorno era tutto buio. Da lì è nato un soprannome, Cupido appunto, che non mi sono mai sentito di cambiare, è stata ed è la forma di identità più vicina a quello che poi è oggi Riccardo.
Dai qualche consiglio per chi come te vorrebbe pubblicare un libro/raccolta di poesie
L’unico consiglio che mi sento di dare è scrivete, se sentite che in qualche modo il vostro cammino è questo, scrivete sempre, anche una parola al giorno. É l’unico modo per arrivare un giorno a produrre qualcosa che vi convinca meriti di essere condiviso con il resto del mondo. Cercate il modo di dare spazio alle cose che vi portate dentro.
Complimenti Riccardo per il traguardo raggiunto, ti facciamo i più sentiti auguri per il tuo futuro!
Janis M.