L’educazione può migliorare il mondo
Oggi abbiamo fatto una chiacchierata con Letizia, una ragazza che frequentava il nostro liceo, indirizzo scienze umane; si è laureata a Torino nella facoltà di Scienze della formazione con indirizzo educatore dei servizi educativi per l’infanzia, con una tesi sperimentale sull’influenza delle emozioni sul benessere e la soddisfazione lavorativa dei professionisti nei servizi educativi 0-6 anni.
Come sei arrivato a scegliere questo percorso? Hai sempre saputo che sarebbe stato questo, l’hai capito facendo un’esperienza particolare, ti ha aiutato il racconto di qualcuno o un’attività di orientamento?
Non so definirlo in maniera precisa, il mio percorso di studio è stato un continuo alternarsi di alti e bassi soprattutto durante i primi anni al liceo; quando però ho capito che le materie umanistiche mi erano molto affini, mi sono fatta una cultura su ciò che poteva essere un loro sviluppo e ho scelto questo corso. In realtà, quindi, non ho mai saputo quale sarebbe stata la mia strada, però sicuramente grazie al volontariato e alle proposte di PCTO scolastici sono giunta a capire cosa fare.
E adesso che hai finito cosa ne dici: è stata la scelta giusta? Perché?
Sì, è stata la scelta giusta perché mi sono resa conto di quanto l’educazione possa essere uno strumento importante per migliorare il mondo. Si possono aiutare coloro che saranno gli adulti del futuro.
A chi la consiglieresti e a chi la sconsiglieresti?
La consiglierei a chi piace passare tempo con i bambini e aspira a diventare per loro una figura di riferimento, un modello. Non la consiglierei a chi non è interessato alle materie umanistiche e a chi preferisce un lavoro da svolgere in singolo e non in squadra; lavorare come educatore significa lavorare con altre persone, interfacciarsi con altri educatori o bambini oltre che con sé stessi.
Cosa non ti era stato detto e sarebbe meglio sapere sul tuo percorso universitario?
Sicuramente non mi era stato raccontato dei moltissimi laboratori che ci sono durante i tre anni; sono obbligatori per passare determinati esami e principalmente si svolgono in orari serali oppure il sabato mattina. Avrei voluto avere anche un maggior aiuto e maggiori spiegazioni per quanto riguarda la parte burocratica, soprattutto il primo anno con la compilazione del piano carriera oppure capire come scegliere gli esami.
Oggi si parla molto dei costi crescenti, specialmente quelli degli affitti. Nella tua sede universitaria questo problema era presente?
Per quanto riguarda i costi, Torino non è una città così costosa come altre; tuttavia, ha comunque risentito dei rincari, sia per quanto riguarda le bollette ma anche gli affitti. Durante la pandemia, ovvero il mio primo anno, i prezzi erano molto più bassi rispetto ad ora.
E’ un percorso che richiede molti sacrifici? Si riesce a studiare ed avere del tempo per se stessi?
È un percorso che richiede sacrifici perché oltre ai laboratori obbligatori ci sono molti esami propedeutici e di sbarramento; se non vengono superati non si può accedere ai successivi. Inoltre ci sono molte ore di tirocinio da svolgere con ore di accompagnamento al tirocinio e sono sempre obbligatorie.
Io credo che ogni facoltà abbia il proprio livello di impegno e dipenda dall‘interesse che si ha, se una persona sente che la facoltà che frequenta è nelle sue corde, che studia ciò che piace, tutto sarà molto più semplice. Si riesce comunque ad avere del tempo per sé stessi, ovviamente organizzandosi al meglio.
Il tuo titolo di studi a quali prospettive di lavoro apre?
Sicuramente questo titolo di studi apre a moltissime prospettive perché dal secondo anno c‘è una scelta di indirizzo in base al Focus che interessa maggiormente. L‘educatore può svolgere il suo ruolo in diversi ambiti; se si sceglie l‘ambito della prima infanzia ci si interfaccerà con bambini della fascia 0-6 anni, ma ci sono numerosissimi ambiti: è possibile lavorare con soggetti portatori di handicap, centri diurni, comunità mamma-bambino, carceri, ospedali… Si può quindi spaziare moltissimo e non lavorare solo all‘interno delle scuole, come forse qualcuno pensa.
E tu in particolare a cosa punti?
Io attualmente sto già lavorando in un servizio sperimentale 0-6 anni, un asilo nido – scuola materna bilingue. Anche se mi piacerebbe continuare con lo studio, credo mi fermerò; preferisco infatti valutare bene se e come continuare, se con una magistrale o un master. Ciò non toglie il fatto che io voglia, anche durante lo studio, continuare a stare a contatto con i bambini per fare esperienza, cardine di questo percorso.
Perché proprio un asilo bilingue? Pensi influenzi maggiormente i bambini rispetto all‘asilo “normale“ ?
In realtà è stato un caso trovare un asilo bilingue, nonostante ciò sono sempre stata convinta che il bilinguismo sia fondamentale, come sappiamo il momento più alto di plasticità cerebrale (maggior apprendimento) è durante i primi anni dello sviluppo. Ciò nonostante chi frequenta asili “normali” o chi non li frequenta può benissimo essere poi super competente a livello linguistico allo stesso modo quando sarà più grande. Dare però una base aiuta i bambini a lungo termine, così come per l’italiano.
Ti ringraziamo per questa intervista ti auguriamo il meglio! Tienici aggiornati!
Aurora F