Una tesi su un tema attuale

Per la rubrica gli ex studenti avevamo sentito Martina Zaia, laureata in scienze motorie e sportive e pubblicato la sua intervista. Poi ci siamo confrontati e abbiamo deciso che l’argomento: ”Disturbi della condotta alimentare nelle giovani atlete. Il caso delle ginnaste ritmiche “farfalle azzurre” meritava un ulteriore approfondimento perchè poteva essere uno spunto per riflessioni interessanti e così l’abbiamo contattata per farle altre domande. 

Abbiamo visto che nella tua tesi hai parlato del caso delle farfalle che molti di noi hanno seguito. Da cosa è nato questo interesse? 

Ho voluto parlare di questo argomento perché l’ho sentito molto vicino a me. Sono stata anch’io un’atleta e ho passato un periodo particolare per circostanze personali che non dipendevano dall’allenatore. 

Puoi spiegare, a grandi linee, i fatti? 

Le farfalle azzurre, ginnaste della nazionale ritmica italiana, hanno subito per diversi anni abusi psicologici, vessazioni, umiliazioni e maltrattamenti dalle loro allenatrici Emanuela Maccarani e Olga Tishina. Questo perché il loro metodo allenante consisteva nel cercare di raggiungere un ideale di magrezza perché erano convinte che più le atlete fossero state magre, più avrebbero potuto raggiungere risultati eccellenti a livello di performance. Naturalmente tutto questo era distruttivo a livello psicologico, e non solo, per le atlete che arrivarono a non mangiare più e a fare uso di lassativi e diuretici giornalmente per cercare di pesare il meno possibile: il clima vessatorio era scandito, ogni mattina, dalla pesatura delle ragazze. Dopo anni di queste violenze sono riuscite a denunciare e da quel momento le “farfalle azzurre” come simbolo di leggiadria, non esistono più . Ad oggi, alcune di loro, a distanza di molto tempo, hanno ancora delle ripercussioni a livello psicologico dopo anni di terapia.

In questo periodo si sta arrivando alle sentenze. Tu cosa ne pensi?

Ad oggi penso che sia fondamentale la prevenzione,  per questo a mio parere è importante che all’interno delle società sportive ci siano delle equipe di medici specializzati come medici dello sport, psicologi, nutrizionisti che possano prevenire e curare. In primis però sono fondamentali allenatori competenti nel loro mestiere, che sappiano costruire un legame con l’atleta, solido, forte, costituito dal dialogo, in modo da riconoscere eventuali problemi o comportamenti strani dell’atleta.

Da quello che hai approfondito si trattava di un caso isolato o di un problema generale? 

A livello nazionale ho sentito solo questo caso però sono certa che a livello di società, in particolare nel settore ginnastica, danza e atletica, questo problema sia comune.

Come si collega la tua tesi con il tuo lavoro futuro?

Si collega perché, come ho detto prima, è importantissimo creare un legame di comprensione tra allenatore/insegnante e atleta/alunno. Se non si riesce a fare questo, che è la base, a mio parere, del lavoro dell’allenatore/insegnante, si fallisce. Prima del programma di allenamento o programma scolastico bisogna capire chi si ha davanti per cercare di lavorare al meglio su quella persona, cercando di trasmettere qualcosa di positivo.

Beatrice B.