Pubblichiamo, in tre puntate, un tema sulla paura svolto da una studentessa di quinta, durante la simulazione della prova dell’Esame di Stato, in modo davvero personale e toccante.

Mi chiamo Clara e ho 6 anni. Sono le 21:30 e la mamma mi ha appena messo a letto. Dopo avermi letto il mio libro preferito mi ha dato un bacio e poi ha spento la luce, anche quella piccolina da notte. Dice che sono grande ormai. Io però non voglio che spenga la luce, ho paura dei mostri che arrivano con il buio. Ho paura del buio.

La paura oggigiorno non è più solo la paura del buio di quando eravamo bambini. Non è più il mostro sotto al letto o nell’armadio. O forse sì? Crescendo, molte volte, alcune di queste paure d’infanzia svaniscono e di loro non resta che il ricordo, ma altre restano. A volte però capita che è crescendo che sviluppiamo paure che consideriamo infantili.

 

Mi chiamo Anna e ho 23 anni. Sono le 21:30 e domani ho un esame molto importante che per me che mi permetterà di laurearmi. È da quattro anni che studio senza sosta per riuscire a diventare qualcuno, per non deludere la mia famiglia. È buio in camera, ma non posso accendere la luce o svelerò la mia compagna. Sono sommersa da 1000 pensieri virgola non riesco a calmarmi. Mi viene uno dei miei soliti attacchi di panico. Ho paura di fallire. Ho paura del buio.

Viviamo in un mondo in cui il fallimento non è accettato. Questo pone sulle nostre spalle un peso enorme una fatica immane e una paura atroce di fallire, deludere gli altri.

È un ciclo continuo perché, se non posso fallire, se non mi concedo la possibilità di sbagliare, la mia paura aumenta. La paura però ci rende più vulnerabili e più a rischio di sbagli. Capiamo dunque che siamo costretti in un continuo ciclo che si ripete costantemente.

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