Tutti i ragazzi sanno che l’industria tessile è una delle maggiormente sviluppate nel territorio biellese; ma sappiamo anche cosa significa per noi?
Tale sviluppo comporta la necessità di formazione e ricerca e, naturalmente, ha portato alla nascita di nuove opportunità, rappresentate anche dalle sedi dell’Istituto Tecnico Superiore per il settore Tessile, Abbigliamento e Moda (ITS-TAM) e dell’Istituto di Sistemi e Tecnologie Industriali Intelligenti per il Manifatturiero Avanzato (STIIMA) che si trovano a Biella.

A parlarcene è la Dr.ssa Alessia Patrucco, ricercatrice presso l’Istituto STIIMA su tematiche come il riciclo, la sostenibilità dei processi tessili e la funzionalizzazione delle fibre.

 

Parole come “futuro sostenibile” e “green economy” per noi hanno spesso un significato prevalentemente etico, sembrano riferirsi solo alla questione della riduzione delle emissioni di CO2: lei invece lavora in un corso di formazione post diploma in cui questi temi sono pensati come oggetto di analisi in funzione dello sviluppo di nuove professionalità. Dobbiamo forse ragionare sul fatto che dietro parole come Green economy e Sostenibilità si nascondono opportunità, anche lavorative, per il nostro futuro?

I termini “Futuro sostenibile” e “green economy” si riferiscono a tutte quelle soluzioni che possono rendere prodotti e processi meno inquinanti rispetto a quelli convenzionali.

Una figura lavorativa nuova è quella del “sustainability manager”, una persona che all’interno dell’azienda si occupa di tutte le attività legate alle certificazioni di sostenibilità.

Nel settore tessile, ad esempio, sono nate molte certificazioni di sostenibilità di processi e prodotti atte ad assicurare particolari criteri ambientali, etici, o di sicurezza per il consumatore.

Il sustainability manager si occupa di studiare e far rispettare quei criteri e di gestire tutte le attività connesse.

Più in generale l’ITS-TAM fornisce conoscenza su processi e prodotti tessili, così che gli studenti nel mondo del lavoro siano in grado di comprendere e selezionare le novità di mercato in termini di sostenibilità nonché di proporre soluzioni tecnologiche sostenibili.

Per molti studenti “sostenibile” è sinonimo di “meno inquinante”.  E’ solo questo che si intende oggi quando si parla della “sostenibilità” di una filiera produttiva?

Di solito con sostenibilità si intende quella ambientale, quindi si parla di minor produzione di CO2, minor consumo d’acqua, minor consumo di energia, utilizzo di fonti rinnovabili, riciclabilità, biodegradabilità ecc..

Tuttavia con prodotti sostenibili si intendono anche quelli che rispettano criteri etici sociali (es. non utilizzano manodopera minorile), o che non sono pericolosi per la salute del consumatore o ancora che rispettano il benessere degli animali.

La sostenibilità comprende molti aspetti.

La filiera del Tessile è tra quelle accusate di avere il maggior impatto sull’ambiente. Cosa sta cambiando nelle industrie locali a questo proposito? Quella che lei osserva è una sensibilità di facciata o c’è davvero un’attenzione a questi temi?

L’attenzione verso la sostenibilità è in continua crescita.

Sia le aziende spinte da spiccata sensibilità verso le problematiche ambientali e sia quelle spinte dal trend di mercato sono invogliate a perseguire soluzioni più sostenibili. Per tanto ben venga che la moda attualmente stia proprio nella parola “sostenibile”, anni addietro non era affatto così: si perseguivano solo il profitto e la prestazione del prodotto.

Anche noi consumatori possiamo in qualche modo invogliare le aziende ad investire sulla sostenibilità scegliendo -quando possibile- capi prodotti in maniera più coscienziosa.

Lei, dal suo punto di osservazione, pensa che nei prossimi anni i maggiori cambiamenti saranno merito più di un’evoluzione delle tecnologie o di un cambiamento di cultura, sia da parte di chi produce, sia da parte di chi consuma?

Difficile se non impossibile dirlo, perché per rispondere dovremmo sapere quale sarà la società futura che ci aspetta in termini di benessere economico, priorità sociali, cultura personale, scelte politiche ed equilibri internazionali che influenzano in maniera veramente preponderante le nostre scelte produttive. L’Europa spinge per aumentare la sostenibilità ma si trova a competere con paesi che della “in-sostenibilità” fanno la loro ricchezza, per questo non è semplice.

Diciamo che potremmo pensare ad un futuro dove sicuramente il riciclo e quindi le innovazioni tecnologiche faranno da traino per la sostenibilità.

Immaginare invece un sostanziale cambio di cultura da parte nostra mi trova più scettica, a meno che non ci siano iniziative governative che in qualche modo ci obblighino a ripensare un po’ alla nostra cultura consumista.

Lei crede che sia più importante concentrarsi sul riciclo e sul miglioramento nell’ambito della sostenibilità di impianti, materiali e procedimenti adoperati al giorno d’oggi, oppure sulla ricerca di nuovi materiali e tecnologie?

Credo che sia importante qualunque avanzamento in tutti gli ambiti citati.

Trovare nuovi materiali con prestazioni buone ma biodegradabili o compostabili permetterebbe di evitare l’inquinamento da microplastiche; inventare nuovi modi di riciclare permetterebbe di allungare il tempo di vita di un prodotto prima che finisca in discarica o incenerito; inventare processi più puliti ne abbasserebbe l’impatto ambientale.

Inoltre, la riparazione, la vendita di seconda mano e l’affitto degli abiti sono soluzioni che possono essere promosse e diventare sempre più di moda, portando a una diminuzione dell’impatto che abbiamo sul nostro pianeta coi nostri vestiti.

Ringraziamo la Dr.ssa Patrucco per la disponibilità.

TC