Un percorso che mi ha dato qualche delusione, ma che apre molte strade
Oggi abbiamo intervistato Andrea Ravetti, ex studente del liceo o neo laureato in ingegneria meccanica
“In quale facoltà ti sei laureato e con quale tesi?”
Io mi sono laureato in ingegneria meccanica triennale al politecnico di Torino. La mia tesi era intitolata “Simulazione del comportamento meccanico di strutture lattice in presenza di difetti”. Si tratta di una modalità costruttiva che è stata elaborata negli ultimi negli ultimi anni, quando si è appunto iniziato a costruire non solo utilizzando i metodi tradizionali ma anche con la stampa 3D: le strutture create hanno dei difetti e io ho analizzato come essi influissero sul comportamento meccanico. È stata una tesi pseudo sperimentale, condotta con l’utilizzo di un software che mi ha permesso di simulare questi comportamenti. Non è stata una tesi condotta in laboratorio però non è neanche compilativa, quindi sicuramente più interattiva e stimolante nel ragionamento. Dal punto di vista ingegneristico è una realtà che si sta diffondendo sempre di più e i professori che ho scelto per la tesi mi hanno chiesto di approfondire questo concetto per loro: è un settore in continuo sviluppo, e lo stanno ancora studiando e io ho fatto la mia piccolissima parte per portare avanti i loro lavori.
“Wow, veramente molto interessante! Ti volevo poi chiedere come sei arrivato a scegliere questo percorso? Hai sempre saputo che sarebbe stato questo, l’hai capito facendo un’esperienza particolare oppure ti ha aiutato il racconto di qualcuno o un’attiva di orientamento?”
Io sono arrivato, come credo moltissime altre persone, in quinta liceo a non avere la più pallida idea di che cosa fare. A quel punto ho valutato un po’ tutte le opzioni, partendo però poco da quello che erano i miei interessi, ma più da quello in cui ero bravo: me la sono sempre cavata in matematica e fisica e allora ho pensato che sarebbe stato meglio andare a fare qualcosa che c’entrasse con queste due materie. Quindi le opzioni erano poche: infatti o ingegneria oppure qualcosa sull’economia. Ho fatto i test d’ingresso per varie università e alla fine ho deciso che mi interessava un ambito un po’ più tecnico rispetto all’economia e optai appunto per ingegneria. All’inizio mi ero iscritto ad ingegneria gestionale, percorso che conciliava entrambi i miei interessi. Poi alla fine del primo anno capì che le materie legate all’economia non mi interessavo più di tanto e le uniche che mi appassionavano erano prettamente tecniche e quindi decisi di spostarmi ad ingegneria meccanica.
Per quanto riguarda la mia scelta l’orientamento è servito fino ad un certo punto: infatti essa derivava solo dai miei interessi e dai pensieri che avevo in quinta liceo. Nel fatto invece di spostarmi ad ingegneria meccanica sono stati fondamentali i racconti di persone che avevano frequentato questa facoltà e che erano già nel mondo lavorativo perché mi hanno detto essenzialmente che quello era un settore in cui la richiesta di lavoro era molto alta: infatti non appena ho finito la triennale avevo ricevuto già moltissime richieste di lavoro che ho rifiutato per continuare la magistrale sempre in ingegneria meccanica però con indirizzo automazione, quindi tutto quello che le macchine fanno che potrebbero prima o poi sostituire il lavoro umano.
“E adesso che hai finito il tuo percorso cosa ne dici: è stata la scelta giusta? Perché?”
In questo momento non mi posso lamentare: infatti ho finito i miei 3 anni in corso e con un bel voto; perciò, valutando la fine la mia scelta non è stata sbagliata. Nonostante tutto se mi chiedessero se rifarei questo corso direi di no, perché quando mi iscrissi pensavo che andando a fare ingegneria avrei fatto un qualcosa che mi avrebbe portato a studiare un po’ di meno e ragionare di più, speravo quindi di avere un approccio più pratico. In realtà facendo questo corso di studi tutta questa pratica non c’era, dato che sono state tante le materia nelle quali, proprio come al liceo, aprivi il libro e studiavi tutto il giorno e questa cosa mi è piaciuta poco, come anche la qualità dell’insegnamento di molte materie: infatti pensavo di trovarmi di fronte a professori che avevano molto da insegnarmi, ma non è stato sempre così. Molto spesso erano impreparati e questo ti portava a non seguire più i loro corsi e perciò anche la tua preparazione ne risentiva.
Non pensavo anche di iniziare l’università focalizzato solo a passare gli esami: la mia volontà era quella di apprendere per passare gli esami, ma molti docenti non lo permettevano e anzi il loro unico pensiero era quello di finire il programma, spiegarti quello che dovevano e basta. Sono rimasto quindi un po’ deluso dalla didattica che è stata proposta in questi anni, anche se so benissimo che professori più o meno bravi esistono dappertutto e quindi questo non mi ha portato a cambiare Università per la magistrale, ma se dovessi consigliare questa scelta a qualcuno direi di pensarci bene e magari io non la rifarei.
“A chi la consiglieresti e a chi la sconsiglieresti?”
La consiglierei a chi vuole lavorare proprio in questo ambito e ha una buona forza di volontà, anche perché si parla davvero di studiare molte ore al giorno, e soprattutto a chi è convinto di intraprendere questo percorso: infatti non deve essere una seconda scelta o un ripiego perché poi ti blocchi e non riesci a stare al passo con i ritmi che ti sono imposti. La consiglierei quindi a qualcuno che è disposto a fare qualche sacrificio per ottenere ovviamente quello che ne deriva, come un posto di lavoro assicurato. La sconsiglierei a chi invece è meno convinto e la prende come un ripiego perché ci va convinzione e volontà e bisogna essere pronti a fare molti sacrifici: infatti nel mio caso, soprattutto nei periodi di esami, ho dovuto sacrificare molta vita sociale. Dobbiamo dire però che ognuno vive un po’ a suo modo l’università ed esistono settori alternativi che io non conosco che magari sono simili al mio per quanto riguarda le materie, ma richiedono un impegno diverso. Valutando il mio percorso devo essere sincero e ammettere che in questi anni ho dovuto studiare molto per laurearmi in tempo e con un buon voto.
“Cosa non ti era stato detto e sarebbe meglio sapere sul tuo percorso universitario?”
Direi nulla, anche perché è abbastanza un luogo comune che ingegneria non sia una facoltà semplice quindi sapevo a cosa andavo incontro; mi aspettavo già fosse un percorso difficile. Forse l’unica cosa che non mi era stata detta e che non mi aspettavo è che ci fossero un numero così consistente di professori con capacità nell’insegnamento abbastanza scarse. Mi aspettavo sicuramente una qualità dell’insegnamento superiore e quindi sono arrivato con alcune aspettative che non sono state rispettate. Infatti, se dovessi consigliare qualcosa ad uno che si presta a seguire un qualsiasi corso di ingegneria direi di non pensare che tutti i professori siano degli intellettuali e che ognuno ti possa insegnare qualcosa, perché molto spesso non è così e anzi è tua l’abilità di capire quale lezione è inutile seguire perché magari il docente non ti trasmette nulla e perderesti solo del tempo, che potrebbe essere impiegato in altro modo.
“E’ un percorso che richiede molti sacrifici? Si riesce a studiare ed avere del tempo per se stessi?”
Tempo per me stesso non troppo; infatti, questo percorso ha richiesto molto impegno. Ad esempio, per affrontare al meglio la sessione di settembre ho ridotto drasticamente le mie vacanze estive, oppure durante il secondo anno sono stato da settembre fino al luglio successivo senza avere due giorni liberi consecutivi, quindi la mia vita sociale ne ha risentito anche se dobbiamo dire che questi sacrifici hanno portato ad un buon risultato quindi adesso sono contento di averli fatti ma riconosco che sul momento non è stato facile.
“Il tuo titolo di studi a quali prospettive di lavoro apre? E tu in particolare a cosa punti?”
Il mio titolo di studi, quindi laurea in ingegneria meccanica triennale, ma come sarà anche per la magistrale visto che cambia davvero poco, apre molte strade e in linea di massima puoi andare a fare qualsiasi cosa che abbia anche solo un fondo di meccanica in qualsiasi realtà industriale perché un ingegnere meccanico è in grado di lavorare in qualsiasi ambito. Infatti, può ricoprire il ruolo di ingegnere civile, oppure lavorare in settori automobilistici e nell’ambito dei trasporti: è una figura richiestissima a livello aziendale e da qui deriva anche un po’ la mia scelta. Si può anche continuare a livello accademico e quindi fare un dottorato, anche se credo che non sarà il mio caso.
In linea di massima io non ho un obiettivo preciso: ora voglio finire la magistrale in 5 anni il prima possibile e solo in quel momento valuterò le varie offerte di lavoro che sicuramente mi arriveranno e deciderò cosa fare. Vorrei comunque un posto di lavoro che mi garantisca una certa serenità e magari un po’ meno sacrifici per vivere un più serenamente.
“Oggi si parla molto dei costi crescenti, specialmente quelli degli affitti. Nella tua sede universitaria questo problema era presente?”
Questo per me è il quarto anno che sono a Torino, anche se un anno e mezzo è saltato a causa del Covid. Posso dire che i prezzi degli affitti a Torino non sono poi così alti se li paragoniamo a quelli che vediamo a Milano oppure a Bologna: puoi trovare infatti una sistemazione in una camera singola con 300/350 euro o in una camera doppia con 200/250 euro. L’unico problema potrebbe essere che gli appartamenti a disposizione sono pochi ed è un po’ faticoso trovarli, In particolare nella zona Politecnico perché la richiesta è tanta. Però non mi sento di dire che i costi siano proibitivi.
Ringraziamo Andrea e gli facciamo i nostri auguri per il proseguimento del suo percorso.
MR