Una riflessione su una delle grandi domande della filosofia

Il cambiamento, o per meglio dire il divenire, è stato un tema molto importante agli inizi della storia della filosofia occidentale. Inizialmente il termine si riferiva al mutamento della natura, degli elementi fisici, e non riguardava i cambiamenti interiori di ciascun individuo. Tutto coerente, perché i primi filosofi della Grecia erano proprio concentrati sulla natura. Da qui si comprende il mancato approfondimento “psicologico”.

C’è qualche filosofo che ha parlato della trasformazione delle persone in senso stretto?

Almeno una persona in tutta la storia della filosofia ne avrà parlato! In qualsiasi caso, possiamo affidarci alla letteratura, al cinema e alle tante storie su persone (esistite o inventate) che da cattive diventano buone e viceversa. 

C’è stato però un filosofo che ha predicato con l’esempio la possibilità per un essere umano di riscattarsi: Sant’Agostino.

Sì, perché Sant’Agostino non è nato Santo, inoltre non si è convertito immediatamente alla fede cristiana.

Anche Agostino d’Ippona quindi ha fatto degli errori, alcuni in adolescenza, e sappiamo tutti come sono gli adolescenti! 

Non è che lui sia stato un assassino o un criminale di prima categoria, però noi sappiamo, ad esempio, che ha avuto un figlio (in quel periodo non si era ancora convertito al cristianesimo), e (ammesso da lui nelle “Confessioni”) rubò delle pere con degli amici da un frutteto, senza un motivo particolare.

Insomma… È stato un adolescente, ed era un essere umano! Il resto poi lo sappiamo, ed ai giorni nostri è considerato Santo.

Il punto è: “Si nasce Santi?”

La risposta è: No. Dobbiamo accettarlo. Però si può migliorare e, a prescindere dal credo religioso: che siamo credenti o atei possiamo dalla storia di Aurelio Agostino d’Ippona imparare che non è mai troppo tardi per cambiare (in senso positivo, s’intende!).

PS