Tre compagne di 4E, Vittoria, Maya e Agnese, quest’estate sono partite per Parigi. Il loro non era un semplice viaggio di piacere, ma nella capitale della Francia hanno passato un intero mese tra studio e scoperta della cultura transalpina.
Tre i loro obiettivi, migliorare la lingua, seguendo appositi corsi, diventare più autonome, gestendo in autonomia spostamenti e attività in giro per una metropoli e, non ultimo, visitare Parigi, che è sempre una città meravigliosa.
Vittoria alloggiava a Montsoult, a pochi chilometri dalla capitale, e la sua famiglia era composta da 5 membri più altre 4 ragazze che si trovavano lì per studiare. Maya risiedeva a Pantin, già nella cerchia urbana, e la famiglia era composta da 4 membri più 6 ragazze che studiavano con lei. Infine Agnese abitava vicino al centro, in una casa di due anziani che si erano trovati con delle stanze libere dopo il trasferimento dei figli all’estero: con lei abitavano altre 3 ragazze messicane.
La famiglia in cui alloggiavi ti ha dato dei consigli per visitare la Parigi meno turistica?
V: Si, mi hanno spiegato come spostarmi in metro, per esempio per andare a scuola e mi hanno anche consigliato alcuni posti da visitare oltre l’orario scolastico. Durante tutto il soggiorno la famiglia è sempre stata molto presente nei miei confronti.
M: In famiglia non mi hanno dato molti consigli; ho però la fortuna di avere un’amica francese che abita a Parigi, la quale mi ha aiutata a visitare la città.
A: Sui posti da visitare, con la famiglia non ne ho parlato molto, anche perché spesso ero fuori casa. I consigli migliori li ho ricevuti a scuola da parte dello staff e dei compagni. Soprattutto grazie alle varie attività organizzate, ho potuto fare nuove conoscenze e anche scoprire luoghi nascosti.
Quali abitudini in una famiglia francese vi hanno stupito maggiormente?
V: Le cose che mi hanno stupito maggiormente sono stati gli orari dei pasti, il fatto che nella mia famiglia tutti i venerdì sera si facesse un Party in famiglia e che ogni domenica si pranzasse con un brunch.
M: Il fatto che mi ha stupito di più è che non condiscono la pasta né con sale e né con olio.
A: L’orario della cena, pensavo che i francesi mangiassero molto prima di noi; invece, la mia famiglia cenava verso le 22 o le 23.
Come avete trovato la gente del posto?
V: I francesi in generale non sono molto gentili, ma gli insegnanti della scuola e la famiglia sono stati molto solari e presenti.
M: Non molto accoglienti e gentili, un po’ pretenziosi.
A: Quelli che ho conosciuto meglio erano molto gentili, diversi da come si pensa; in generale credo che siano più freddi rispetto agli italiani.
Parigi è famosa per avere un costo della vita molto elevato; hai trovato molte differenze rispetto a quello in Italia?
V: Si, soprattutto nei ristoranti, il prezzo per mangiare è molto più elevato rispetto a quello italiano; in particolare l’acqua costa dai 4 agli 8 euro. I prezzi dei ticket per la metro, esclusi gli abbonamenti sono molto costosi.
M: Si, è molto costosa come città rispetto all’Italia, per questo facevamo sempre molta attenzione ai prezzi.
A: Si, tutto costa un po’ di più, però va ricordato che ci si trova in una città molto grande e importante. Nonostante ciò, mi sono stupita del prezzo dell’acqua, 6 euro per una bottiglietta.
Hai qualche aneddoto da raccontarci?
V: Si, è successo che una mia amica spagnola si sia addormentata sul treno e io non sapevo la fermata alla quale saremmo dovute scendere; quindi dopo averla persa ho dovuto aspettare 1 ora il treno successivo per poter tornare a casa.
M: Una mia amica messicana che ho conosciuto lì doveva raggiungermi ad un certo orario per andare a cena, ma è arrivata 1 ora dopo perché si era addormentata in un parco.
A: Un giorno lo staff della scuola ci ha accompagnate a Versailles per visitare la reggia; una volta arrivate, ci hanno chiesto se sapessimo come tornare, ma non avendo capito bene la domanda, abbiamo risposto di sì, così loro se ne sono andati. Anche altri studenti non sapevano bene cosa fare, così siamo saliti tutti sullo stesso treno, chiedendoci se fosse quello giusto da prendere; alla fine è stato così e siamo arrivati alla stazione corretta.
Caterina Bordignon