Per le quinte è tempo di simulazioni di prove di maturità. A marzo si è svolta la simulazione di italiano. Tra le tracce una, partendo da un testo del poeta Giorgio Caproni, Versicoli quasi ecologici, chiedeva di riflettere sul rapporto tra uomo natura, dove il primo spesso non dimostra rispetto della seconda. Ecco cosa ha scritto Anna.
Mi ricordo ancora che alle medie il nostro professore di arte ci chiese di riprodurre il viandante sul mare di nebbia. Dopo aver guardato la tela di Friedrich, io e i miei compagni ci apprestammo ad iniziare il disegno, ma non appena appoggiamola matita sul cartoncino bianco il prof si alzò in piedi e ci disse di aspettare. “Voglio che vi immaginiate quello che c’è dietro all’uomo, come se ci fosse una fotocamera davanti a lui e scattasse una foto”. Ma cosa c’è alle spalle del viandante?
Friedrich è stato un pittore romantico. Nelle sue opere indagava il rapporto tra uomo e natura, facendo emergere la potenza di quest’ultima, una vastità e una magnificenza tali da far sentire l’uomo un minuscolo insetto in balia della bufera. Il monaco in riva al mare esprime ancor più questo concetto dove, contrariamente al titolo della tela, i veri protagonisti sono il mare agitato e l’imminente arrivo di una tempesta. E proprio come i romantici facevano uso dell’immaginazione per evadere e andare lontano, provate a pensarvi sulla riva di quel mare, da soli, percossi dall’aria e dall’acqua che vi arrivano sul viso, come sberle che vi tengono svegli e consapevoli del fatto che tra i due chi comanda certamente non siete voi.
Ora siete seduti in un giardino. È grande e molto curato, ma siete arrivati al suo confine e non vi resta che fissare quella dannata siepe che vi separa dal mondo. Leopardi pubblica poco dopo l’infinito, immaginando, oltre l’ostacolo, cose che non vanno aldilà dei confini spazio-temporali. L’autore pone molta attenzione al rapporto dell’uomo con la natura, vista come potente e talvolta pericolosa. L’uomo d’altro canto è responsabile della rovina di una società in cui le luci da seguire sono diventate le false speranze riposte nel progresso (La ginestra).
Ma cosa succederebbe se oltre la siepe, alle spalle del viandante ci fosse quel vasto paese guasto di cui parla Caproni? La rovina della natura da parte dell’uomo e del progresso?
Quel giorno a scuola, la fotocamera scattò istantanee di paesaggi urbani, di fabbriche, di inquinamento. Non rappresentavano quella natura potente e magnifica, ma una povera terra oppressa da un uomo pericoloso.
La verità è che, come direbbe Leopardi, l’ospite ha voluto prendere possesso delle chiavi della villa nella quale era stato invitato a stare.
Al contrario di quanto pensato dal recanatese però, io non ritengo che il padrone di casa sia mai stato maligno, quanto invece ha dimostrato di essere l’ospite. Come emerge anche dalla poesia di Caproni, è l’uomo stesso il male della terra, il vero oppressore, una figura senza scrupoli, verso cui l’autore dei versicoli quasi ecologici solleva la sua critica. E mai come ora l’ecologia è al centro dell’attualità, problema di cui non si fanno più solo carico gli artisti, ma che tutti contribuiscono a denunciare. Quello che lancia il poeta è un appello agli uomini, che nella lirica sono descritti come degli assassini verso la loro stessa terra, se non loro stessi.
Ritornando al viandante, colui che ha viaggiato, che si porta dietro tutto il peso della storia, tutta la conoscenza dell’umanità, colui che guarda lontano e ha mille possibilità di fronte a sé, il futuro, chissà se una volta voltatosi capirà gli errori commessi o se continuerà a fulminare le stesse foreste le cui radici si fondano con le sue.
Anna Colpo