Lucia ci racconta il suo anno in Canada

Vuoi presentarti e raccontarci dove sei stata?

Ciao a tutti, sono Lucia Goio e frequento la 5E del Liceo Linguistico. Ho vissuto sei mesi in Canada, specificamente sull’isola di Victoria, che si trova di fronte a Vancouver, una grande città bagnata dall’Oceano Pacifico.

Cosa ti ha maggiormente colpita del posto e della società con la quale sei entrata in contatto

Uno dei motivi per cui consiglio l’esperienza all’estero è proprio quello di avere la possibilità di mettere a confronto la propria società, le proprie abitudini, con un’altra realtà dalla quale poi si può imparare a comprendere quali sono i punti di forza, quindi a vedere meglio anche i lati positivi e  i lati negativi della propria società: una cosa che mi ha molto colpito è l’idea che i giovani canadesi hanno di indipendenza, anche economica, dai genitori. Nei ragazzi questa inizia a svilupparsi quando intorno ai 15 anni, quando iniziano a lavorare: sì perchè è lo Stato che facilita questa conquista di indipendenza con leggi che permettono allo studente medio di andare scuola, fare uno sport e avere un lavoro. Riescono a trovare il tempo di lavorare in quanto le ditte che li assumono preparano orari che tengono conto sia dei loro impegni scolastici, sia di quelli extra scolastici, cioè quelli legati allo sport o altri hobbies, come la musica o la fotografia.

Per loro è sì importante la vita scolastica, ma anche quello che c’è al di fuori della scuola ovvero la loro crescita come persone indipendenti.

Ecco, restando in argomento ragazzi volevo chiederti un po’ com’è stato costruire dei legami dell’amicizia partire da zero

Per quanto riguarda la questione amicizia ero già preparata al fatto che comunque i locali tendenzialmente non sono interessati a fare amicizia con i ragazzi internazionali perché sanno che comunque questi ultimi se ne andranno dopo sei mesi: quindi perché creare ricordi che poi rischiano di farti star male? Una posizione comprensibile, perché la loro vita è lì e non hanno intenzione di stravolgerla con nuove persone. Però per noi internazionali ovviamente  fare amicizia con i locali è bellissimo perché ti mostrano la loro realtà, così il mio primo giorno ero determinata ad entrare in relazione con loro: sono entrata a far lezione, nella classe di biologia, mi sono avvicinata a una ragazza canadese e le ho chiesto se potevo sedermi accanto a lei, poi ho iniziato a dirle qualche cosa: lei si è girata dall’altra parte e mi ha ignorata due ore. Non proprio carino diciamo, anzi, un po’ un colpo al cuore.

Mi sono però detta che non potevo farmi fermare, perché altrimenti non sarei riuscita a farmi amici tra di loro e allora ho continuato a buttarmi: alla fine, maggio giugno, avevo tanti amici, mi sono anche fidanzata, e ho creato dei legami speciali che anche adesso continuo a mantenere.

Allora Lucia, prima di concludere volevo chiederti se potresti lasciarci con dei consigli

Vabbè ai ragazzi che vogliono andare all’estero do un consiglio molto pratico: pensate bene a cosa mettere in valigia. Inutile portarsi tante cose, il 40% non servirà a niente: ci sono quelle che metti sì e no 3 o 4 volte l’anno ed è meglio lasciar perdere, dimenticarsene. Tanto, anche se sei un maschio, qualcosa là lo comprerai di sicuro e la valigia alla fine sarà piena. Parlando di cose più serie il consiglio è di non avere paura di buttarsi, di essere giudicati. Bisogna buttarsi e vivere questa opportunità al massimo. Chi va all’estero non deve tornare a casa con rimorsi.

Ringrazio Lucia, la saluto e auguro un buon anno scolastico a tutti

Anna C.