Venerdì 18 dicembre, nell’ambito del nostro progetto “Uscire dall’angolo”, abbiamo dialogato su Teams con Serena Tarabbia, delegata del comitato di Croce Rossa Internazionale. Forte delle sue esperienze in Paesi come Yemen, Siria e Nigeria, oltre a darci una dettagliata panoramica su cosa significhi concretamente lavorare nel settore umanitario, ci ha fornito molti spunti per riflettere sui diritti umani e sul cambiamento.

Di seguito una sorta di guida costruita a partire dalle parole di Serena, rivolta sia a chi volesse intraprendere una carriera simile alla sua, ma anche a chi desidera semplicemente “fare la propria parte”.

 

  1. Avere presente sempre la dignità di chi abbiamo di fronte. Anche se è un carcerato, non ci sono scuse! Ogni persona ha la nostra stessa dignità e i nostri stessi diritti, questo deve essere il nostro primo criterio. Partendo da questo presupposto, potremo orientarci anche nelle scelte etiche più difficili.
  2. Essere aperti a comprendere le culture a cui ci approcciamo. Spesso accade che il diritto internazionale debba essere reso compatibile con i costumi del luogo, segnale del fatto che a tutti i livelli bisogna saper mediare tra “come dovrebbe essere” e la realtà in cui ci troviamo.
  3. Lasciare a casa i pregiudizi. Le culture, le usanze e di conseguenza i trattamenti che si ricevono possono essere molto diversi da regione a regione, da zona a zona di uno stesso Paese e addirittura all’interno della stessa città. Spesso siamo abituati a “fare di tutta l’erba un fascio”, ma in questo caso è importante non farsi condizionare dai preconcetti, ricordandosi della varietà che caratterizza anche solo la nostra realtà locale.
  4. Accorgersi del valore che le nostre azioni hanno per i singoli. Purtroppo molto probabilmente non sarà il nostro contributo a cambiare il mondo, mettiamoci il cuore in pace! Non guardiamo troppo all’impatto delle nostre azioni su larga scala, perché potrebbe essere solo demotivante; al contrario concentriamoci del ruolo che abbiamo nella vita delle singole persone che aiutiamo. Se abbiamo svolto bene il nostro lavoro, percepiremo quanto nel nostro piccolo abbiamo dato agli altri e sarà più difficile farsi sopraffare da pessimismo e scoraggiamento.
  5. Instaurare un dialogo rivolto sia ai piani alti sia alla popolazione. Il cambiamento non può partire solo da una componente sociale, ma nasce dalla collaborazione sinergica tra le autorità e la comunità. Sebbene non sempre sia possibile trovare compromessi, bisogna tenere conto che la consapevolezza dell’opinione pubblica ha la stessa importanza dell’azione diplomatica ai vertici.
  6. Far parte di un’associazione grande, organizzata e competente. Nel caso di Serena, avere dalla propria il sostegno della Croce Rossa, organizzazione riconosciuta e rispettata a livello globale, è stato fondamentale. In generale, soprattutto se si opera in Paesi di guerra o in situazioni potenzialmente pericolose, una sicurezza in più è spesso necessaria.

Matilde B.