La dott.ssa Gronda risponde alle nostre domande
Oggi e domani, grazie ad un rapido giro nelle classi, gli studenti conosceranno la dott.ssa Gronda Bertolino Francesca: Lunedì ci sarà tempo di parlare con più calma dello Sportello di Supporto Psicologico e anche del tema: “C’è terra laggiù!” – Coltivare speranza in un campo di incertezza
Intanto abbiamo pensato di conoscerla meglio facendole qualche domanda.
E’ vero che è un’ex studentessa del Liceo Linguistico? E poi dove ha proseguito i suoi studi?
È vero, ho finito nel 2007 e poi mi sono iscritta alla facoltà di Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università degli Studi di Torino, dopo la triennale ho scelto la Laurea Magistrale in Psicologia della Salute e mi sono laureata nel 2012. Dopo l’abilitazione alla professione, ho continuato la formazione presso l’Accademia di Psicoterapia della Famiglia di Torino, dove mi sono specializzata in Psicoterapia Sistemico Relazionale nel 2018.
Quali sono state le sue esperienze lavorative più significative e attualmente di cosa si occupa maggiormente?
Sicuramente l’esperienza che mi ha fatto capire che davvero volevo fare la Psicologa Clinica è stato il lungo tirocinio (in totale 5 anni e mezzo) presso la Neuropsichiatria Infantile (NPI) di Torino. Lì mi sono potuta occupare davvero di molti aspetti che ruotano intorno all’ambito minori: supporto a bambini e famiglie con problematiche sociali; valutazione e supporto a ragazzi con disturbi dell’apprendimento o comportamentali; sostegno ai genitori e agli insegnanti; accompagnamento all’adozione.
Nel frattempo, ho iniziato a lavorare come Psicologa Libera professionista, dove attualmente mi occupo di famiglie, quindi anche di bambini e adolescenti, coppie e adulti.
Ho lavorato e tutt’ora mi occupo di sostegno psicologico agli infortunati sul luogo di lavoro e agli invalidi civili, con percorsi individuali o di gruppo.
Infine, recentemente mi sono specializzata in Psicologia Perinatale e mi sto dedicando al sostegno delle coppie in attesa o ai neogenitori, ad esempio con corsi di accompagnamento alla nascita o incontri postparto.
Ha già lavorato con adolescenti? E quali sono i problemi che ha incontrato più frequentemente?
Ho lavorato con adolescenti sia nella mia esperienza in NPI, sia nel mio studio privato. Ho inoltre avuto un’esperienza di incontri nelle classi prime di un Istituto Tecnico di Torino per consolidare il gruppo classe e un’altra con adolescenti e giovani adulti che avevano deciso di interrompere gli studi per affrontare un percorso lavorativo (orientamento e formazione).
I problemi che ho incontrato sono vari dal punto di vista sintomatologico, dal ritiro sociale, all’attacco di panico, dall’autolesionismo ai sintomi psicosomatici. Sotto questa sintomatologia ho sempre riscontrato una qualche difficoltà nel percorso evolutivo: o un “blocco” che impediva di fare quei passi necessari per diventare grandi (eccessiva “appartenenza”) o un “taglio” troppo netto dalle radici, dalla famiglia, da quelli che prima erano punti di riferimento (eccessiva “esplorazione”). Per stare bene ci deve essere invece un equilibrio tra appartenenza ed esplorazione.
Sta finendo un anno in cui il COVID ha cambiato molto delle nostre vite. Dovendo scegliere un argomento di cui parlare con dei giovani da quale partirebbe?
Dalla possibilità di accettare, apprendere e continuare a progettare NONOSTANTE l’evento avverso, insomma dalla resilienza.
Ci spiega il titolo che ha scelto per l’incontro di lunedì?
Ho pensato al “viaggio” dell’adolescenza, che già di per sé è un viaggio turbolento, reso ancora più complesso dal COVID. Un viaggio che mi ricordava quello dei grandi esploratori, lungo, pieno di intoppi, con una grande incertezza rispetto alla concreta possibilità di trovare nuove terre da esplorare. E poi, alla fine, eccola “Terra” C’è Terra laggiù”. È possibile per gli adolescenti di oggi prima di tutto intraprendere e poi affrontare questo viaggio con fiducia e speranza? È possibile in generale? Quanto il COVID inasprisce il tutto? E come possiamo fare per provare ad affrontarlo e apprendere da esso nel migliore dei modi?
G.Barazzotto