Intervista al prof. Marrone
Questa sera saranno ospiti del Liceo di Cossato Paolo Zanone, direttore artistico di A.R.S. Teatrando e Veronica Rocca, attrice, regista e doppiatrice professionista.
Converseranno con gli studenti su “Lo stato dell’arte… dell’arte”. Al termine dell’incontro il gruppo teatrale del liceo presenterà il progetto realizzato durante il lockdown: “Baricco 900: 20 Copioni”
Abbiamo fatto alcune domande al prof. Giuseppe Marrone, coordinatore dei progetti teatrali del Liceo.
Nei giorni dopo il 25 aprile 1945 il sindaco di Milano Antonio Greppi aveva di fronte una città per 1/3 distrutta. Allora, anche se era un uomo riservato, scelse di fare un gesto simbolico, quello di salire sulle macerie della Scala e promettere di ricostruirla. Il momento era drammatico, c’era da pensare alla gente senza una casa, c’era da pensare al lavoro, ma lui capiva che c’era da pensare anche a ridare vita all’anima di un popolo prostrato. La ricostruzione della Scala fu un’impresa memorabile. Poco più di un anno dopo, l’11 maggio 1946 Toscanini, inaugurava il teatro riedificato a tempo di record. Fuori gli altoparlanti trasmettevano l’opera perché anche la folla accorsa potesse partecipare al concerto.
E’ ancora così? Siamo ancora in grado di capire che oltre al lavoro, oltre al commercio, oltre alla salute, la cultura e l’arte sono altrettanto importanti?
Sì! Siamo in grado di capirlo ancora e dobbiamo ancora essere in grado di capirlo!
La rubrica e la serie di interviste promosse e proposte dalla Ragnatela si intitola “Uscire dall’angolo” e, questa espressione, che rimanda al gergo pugilistico, ben si presta al senso dell’incontro di questa sera. Bisogna essere dei bravi “incassatori” per poter reagire bene. In tal senso, e con rimando alla citazione di cui sopra, io stesso mi definisco un “resistenzialista”, cioè una persona che ha la voglia e la forza di resistere per esistere, per dare un senso alla giornata e alla stessa vita. Tra le possibilità di resistenza e, come reazione all’attuale situazione Covid, è certamente presente anche l’arte. L’arte non è un prodotto inferiore ad altre attività (lavoro, commercio, etc.). L’arte, semmai, è la “produzione” per eccellenza. “Poiesis”, da cui il termine poesia, significa produzione, una “produzione spirituale” ma una produzione comunque. Valorizzare questo tipo di produzione vuol dire qualificare l’uomo in quanto uomo, storia e civiltà. Ecco perché l’artista deve anche essere un buon artigiano.
Abbiamo sentito le comprensibili proteste degli artisti per la scarsa considerazione dei problemi di chi lavora con l’arte ha avuto in questo periodo. C’è stata secondo lei anche la capacità, che ci si aspetterebbe da chi rappresenta nel nostro immaginario il mondo delle creatività, di inventarsi nuovi spazi?
Prima dicevo: resistere per esistere. In questa specie di slogan si ravvisano sia le possibilità che i limiti di un’attività svolta durante il periodo dell’emergenza Covid.
Da insegnante ho modo di constatare ogni giorno le difficoltà insite nella didattica a distanza, la difficoltà del non potersi trovare insieme, del non esserci, del non confrontarci, insomma, del non poter costruire un pieno e reale dialogo educativo. Da insegnante-regista del gruppo teatrale del nostro Istituto, “I Copioni”, mi trovo a vivere difficoltà anche maggiori. Se è difficile una didattica a distanza, lo è ancora di più il “teatro a distanza”, che si può definire, in effetti, un vero e proprio ossimoro. Il teatro ha bisogno di sguardi, di fisicità, di espressione corporea, di presenza (presenza!) di sentire il proprio e il respiro altrui.
Detto questo, gli incontri su Meet che abbiamo ripreso a fare da qualche settimana, servono e ci servono perché danno il senso del gruppo, di ciò che fa gruppo anche nei periodi di difficoltà. Noi ci siamo perché vogliamo esserci insieme, o, meglio ancora, ci ri-siamo dopo esserci stati già durante il primo lockdown, continuando a proporre e a realizzare i nostri progetti…. Anche online.
In cosa consiste il progetto “Baricco 900: 20 Copioni” che presenterete questa sera?
Si tratta di un lavoro che abbiamo realizzato durante il primo periodo di lockdown. A marzo ci siamo ritrovati tutti a casa, rinunciando dall’oggi al domani alla nostra quotidianità e alle nostre attività. Ancora a marzo noi stavamo preparando lo spettacolo finale previsto per maggio su “L’Avaro” di Molière che, ovviamente, è saltato. Il nostro gruppo cosa aveva ancora da dire a quel punto? E come dirlo, per dare senso e continuità al progetto teatrale?
Durante quel periodo nella mia mente ritornava spesso una frase tratta da “Novecento” di A. Baricco: “non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”. Ecco la risposta! Noi non volevamo sentirci “fregati”! …e la “storia da raccontare” scelta (e preparata tra giugno e luglio) è stata proprio quella di “Novecento”, il monologo di Alessandro Baricco. Questo testo è stato recitato da 20 ragazzi de “I Copioni”… una parte a testa, un giorno alla volta… ma non vogliamo svelarvi di più!